La Cà d'Industria di Como è commissariata per le questioni che sono a conoscenza di tutta la cittadinanza, nonché della magistratura. La facoltà di nomina del nuovo cda sappiamo essere del sindaco, per cui, visti gli insuccessi, vorrei suggerire al primo cittadino di Como di astenersi dall'effettuare una nuova nomina.
Dati i precedenti così poco lusinghieri, sarebbe quanto meno opportuno lasciare al suo successore la delicata incombenza.
Giovanni Monti
Como
In Ca' d'Industria c'è un commissario e personalmente vorrei che ci restasse tutto il tempo necessario per rimediare ai disastri fatti.
L'abbiamo scritto mille volte. La nostra casa anziani era un gioiello invidiato, costruito con dedizione e impegno dalla ventennale oculata gestione del dott. Fabio Castelli e di alcuni benemeriti comaschi che purtroppo non sono più fra noi. Di loro ci restano le opere e i fatti. Dei loro successori le chiacchiere, i buchi di bilancio e qualche sospetto su un appalto a dir poco anomalo.
E pensare che solo qualche anno fa l'assistenza era eccellente, gli ospiti mangiavano cibi di prim'ordine cucinati da cuochi interni nelle cucine gestite direttamente, con parsimonia e rigore.
E nelle case regnavano armonia e concordia. Insomma, avevamo un'eccellenza, la Ca' d'Industria. Adesso abbiamo un ospizio che chiude in rosso, nonostante le rette più care.
Cose che accadono quando la politica predatrice ci mette lo zampino e ai galantuomini non resta che ritirarsi. Per fortuna è intervenuta la Procura della Repubblica. Speriamo che le responsabilità vengano accertate e perseguite: la città dev'essere risarcita per il grave danno, anche patrimoniale, che ha subito. Sono d'accordo con lei: visti i pasticci combinati fino ad ora, prudenza, opportunità e un po' di pudore vorrebbero che fosse il futuro sindaco a scegliere. Ma non accadrà.
Pier Angelo Marengo
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