Sono la mamma di tre bimbi che per tutta estate hanno corso a piedi nudi, giocato, riso e fatto merenda seduti sull'erba sul nuovo lungolago "Zambrotta": scelta azzeccatissima, un piccolo paradiso in città.
Seguo con apprensione le sorti di quest'angolo di Como e non mi rallegra pensare che ci vorranno almeno altri due anni per vederlo finito. Ma finito come? Sappiamo tutto delle paratie mobili, ma non mi pare che si sappia molto di come questa larghissima passeggiata verrà finita.
Gli scriteriati che ci hanno cacciato in questo pasticcio dovrebbero farci sapere fin da ora cosa intendono fare del lungolago dal punto di vista della pura e semplice fruibilità. Temo che ci ritroveremo con una passeggiata di 9 metri di larghezza tutta cemento e aiuole non calpestabili con qualche panchina ottima per i turisti o per chi vuole riposarsi, e per il resto... un enorme marciapiedi fondamentalmente inutile, buono solo per ospitare i mercatini dei prodotti tipici (scommettiamo?).
Se hanno osservato il lungolago di Zambrotta e hanno imparato la lezione hanno capito finalmente che cosa serve ai cittadini e ai turisti: un posto da vivere e non solo un luogo in cui passeggiare. Hanno pensato di creare una zona gioco per i bambini? E di delimitare un'area destinata a pista ciclabile o dovremo ancora zigzagare tra i pedoni? E qualche fontanella per dissetarsi?
Carolina Tagliabue
Como
A suo tempo vennero diffuse immagini tridimensionali - i famosi "rendering" - che mostravano gente felice a passeggio su un lungolago fiabesco. Poi ci arrivò addosso la tegola del muro e i rendering sparirono. Che dire? Le sue osservazioni sono interessanti: non può non piacere l'idea di un lungolago a misura di bambino.
Proprio per questo, conoscendo i nostri interlocutori e la loro inguaribile propensione a sbagliare da soli, temo che la sua proposta non verrà presa in considerazione. Ma naturalmente spero di sbagliarmi.
Pier Angelo Marengo
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