Berlusconi si propone a noi elettori nel '94, come un imprenditore capace (portando a testimonianza il successo delle sue aziende) e quindi come l'uomo in grado di riformare, ammodernare, liberalizzare e sburocratizzare lo Stato. Poi queste cose ce le ha ripetute nel corso degli anni ma ha fatto poco di quanto promesso. Addirittura ora ha preso misure anche impopolari ma perché imposte dalle autorità UE, non di sua iniziativa. Come possiamo spiegare questa sua inazione?
Nel corso del tempo Berlusconi, per farsi apprezzare dagli elettori, ripeteva sempre una cosa che, a prima vista, ci è apparsa positiva ma che invece è la causa del suo disastro come uomo di Stato e del nostro come cittadini che aspettavano riforme e crescita.
Il nostro ripete spesso: «Nelle mie aziende non ho mai licenziato nessuno». Possiamo senz'altro credergli anche perché, tralasciando per un momento di fare facile ironia, è veramente un buono.
Ma per riformare uno Stato occorrerebbe privare dei privilegi, e anche del posto di lavoro, migliaia e migliaia di singoli individui che, fra l'altro, vivono vicini ai centri di potere e sono in grado di far sentire il loro dissenso. Berlusconi ha solo provato ad annunciare liberalizzazioni, eliminazione di province ecc. ma poi ha subito rinunciato appena sorgevano voci di dissenso. Col consenso di tutti non si riformerà mai niente.
Virgilio Testoni
Grandate
Mi pare che lei abbia tracciato un quadro molto benevolo nel nostro premier. Pure troppo.
Non so se non abbia mai licenziato nessuno: ipse dixit (ne dice tante) e non ho elementi per smentirlo. Ma so con certezza quel che ci aspetta se gli Italiani non licenzieranno lui. Per mille ragioni che qui è impossibile riassumere, e non tutte imputabili a colpe sue, l'uomo non è più credibile e il conto di questa sua mancanza di credibilità lo sta pagando il Paese. Se davvero fosse il buono che lei dice, per il bene nostro si farebbe da parte.
Pier Angelo Marengo
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