Ho letto più di un articolo e più di un'opinione riguardanti la condanna per quel tragico incidente, a causa del quale una nuova vita è venuta al mondo mentre la giovane madre moriva. Tutti si sono immedesimati, tutti avrebbero voluto dare un segno di protezione nei confronti della piccola, del giovane padre e delle famiglie ferite. Anch'io ho vissuto con angoscia la cronaca di quel giorno. Ma nei confronti del ragazzo che ha causato l'incidente ho avvertito un accanimento che non giustifico.
Credo che l'emotività diminuisca la capacità di giudizio. Quando si giudica bisogna tenere conto di tutti gli aspetti e porsi al di sopra delle parti. S'è trattato di un tragico incidente; un errore di valutazione da parte di un giovanissimo, che non aveva abusato di alcool o droghe, non guidava un bolide a grande velocità. Ha sbagliato, ma non c'è dolo, c'è inesperienza. Tutti coloro che guidano un'auto sanno bene che siamo tutti a rischio. Quando i nostri figli cominciano a guidare, li riempiamo di raccomandazioni ed attendiamo con ansia il loro rientro a casa, perché siamo consapevoli del pericolo. Il ragazzo che ha causato l'incidente espierà, ma il senso di colpa lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni: mi pare che sia una condanna sufficiente.
Milena Cremonini
Lurago Marinone
Ben vengano queste sue parole, gentile signora Milena, e speriamo che ci aiutino a meditare e soprattutto a stemperare gli animi dagli eccessi dell'emotività.
Purtroppo le brutte notizie che si susseguono in un crescendo allarmante contribuiscono a creare il terreno di coltura ideale perché le emozioni abbiano il sopravvento sulla razionalità e talvolta perfino sul buonsenso.
Dovremmo invece aver tutti ben presente che l'imponderabile è sempre in agguato e può cambiare in un istante la nostra vita e quella dei nostri cari. E che la più che legittima ansia di giustizia non può diventare giustizialismo.
Pier Angelo Marengo
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