Anno nuovo, stessa storia; si susseguono incontri, si leggono articoli, si parla a vanvera, mentre la gente fatica, si arrabbia, s'arrende, a volte per sempre.
Nel 2012 e soprattutto in Italia, patria (teorica) della morale fraterna e solidale, è impensabile che persone che fino a ieri avevano vitto e alloggio, oggi si ritrovino sole e abbandonate a loro stesse, patendo freddo e fame. Il problema è il progressivo annientamento del futuro delle persone, e sul loro futuro le persone non vogliono più scherzare. Ma si vuol sostituire questo pensiero con quello dell'accettazione del fatto che "ce lo chiede l'Europa" di non pensare più a noi ma al bene nazionale.
Ma l'Europa ci chiede anche di evadere, di acquistare 131 aerei da guerra, di obbligare un'anziana signora ad aprire un conto bancario per la pensione, di non tagliare i parlamentari, di far circolare tutte queste auto blu, di annullare i diritti dei lavoratori, di non pensare alle generazioni che verranno, di far andare le persone in pensione a 70 anni, di finanziare i partiti, di tassare gli immigrati, di svuotare le carceri per riempire le camere di sicurezza prive di servizi igienici?
Non mi sembra che l'Europa voglia questo, e se anche lo volesse, non dovremmo permettere che lo pretenda. Oggi si lavora senza risparmiare, senza poter alzare la testa e sognare un futuro diverso. Le tre parole su cui bisogna riflettere sono appunto queste, futuro, speranza e persone, poiché il vero capitale siamo noi e da qui dobbiamo ripartire.
Mattia Donato
Como
L'Europa ce lo chiede: è stato questo il mantra che ha ispirato la manovra del governo dei professori. E così la "fase uno" ha preso la piega che tutti conosciamo: sangue, sudore e lacrime, ma soltanto per i soliti noti.
E' evidente che l'Europa non può chiedere che una Nazione si suicidi, soprattutto se - com'è ormai evidente - certi nodi sono europei e vanno risolti a Bruxelles.
Pier Angelo Marengo
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