Al di la del fatto umano della morte dell'ex Presidente Scalfaro, che porta cordoglio e commozione in ognuno di noi, questa notizia fa scaturire riflessioni politiche che, pur nel rispetto della persona, è giusto fare. La morte non santifica nessuno, né cancella il passato. Solo il tempo e la storia diranno che tipo di Presidente è stato Scalfaro.
Ma mi ha fatto riflettere sapere che Oscar Luigi Scalfaro era in politica dal '46 ed era tuttora operativo (e non è l'unico!). Trovo che sia un' anomalia italiana il fatto che un politico possa rimanere tale per tutta la vita, che esista l'istituzione del "Senatore a Vita" (da nessuno eletto!) e che quest'ultimo voti e condizioni le scelte del Parlamento. Ma è democrazia se, per "liberare" un posto in Senato, occorre aspettare la morte del senatore? Non succede in nessun Paese occidentale; in America, al termine del mandato, il Presidente torna a casa.
Come possiamo, noi elettori, pensare di non vedere più certi mestieranti della politica se non riusciamo a mandarli a casa? Se mantengono posti e privilegi, anche se non eletti? Presidente Monti, fra le varie "liberalizzazioni" è il caso forse di prevedere anche quella della politica, con elezioni e non nomine, con termini di mandato, scadenze irrevocabili, pensionamenti, come in qualsiasi altro lavoro.
Ermes Tettamanti
Uggiate Trevano
Quella sui senatori a vita è una polemica ricorrente, che si arroventa in talune particolari occasioni, per esempio quando il loro voto salva un governo traballante. La loro presenza (con la morte di Scalfaro sono ridotti a sei) è prevista dalla Costituzione: finché la nostra Carta non verrà modificata, ogni polemica è inutile e fuori luogo. Ma la nomina a senatore a vita del prof. Monti ha gettato nuova benzina sul fuoco e la Lega Nord ha avanzato una proposta di legge costituzionale per abolirli (prima firmataria la deputata Manuela Dal Lago).
Visti i tempi della politica, credo che ce li terremo ancora per un pezzo.
Pier Angelo Marengo
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