Si parla di evasione fiscale e persecuzione nei confronti dei commercianti di Cortina, Milano e altre rinomate località. Di debito pubblico e spread non si parla più: la crociata in stile reality show è riuscita a distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica.
Si vuol far passare l'evasione fiscale come la causa dello sfascio economico, quando casomai ne è l'effetto. Uno Stato che ci vuol far pagare tutta la sua inefficienza, sempre più ingordo di danari per poter garantire la sopravvivenza al suo elefantiaco apparato burocratico.
Da oltre 60 anni la politica s'è comprata i voti, garantendo posti di lavoro nel settore pubblico, ottenendo come risultato la totale inefficienza amministrativa, l'eccesso di burocrazia, l'esplosione della spesa pubblica e il fallimento delle aziende statali. Non c'è mai stata la volontà politica di disossare il pachiderma pubblico, allora si fa cassa a spese dei contribuenti, alla faccia di quell'equità tanto sbandierata. Come si fa a definire equo un livello di tassazione che per i privati supera il 45% e per le aziende sfiora il 70%! Da qui nasce l'evasione, conseguenza dell' inefficienza e non causa del debito.
Roberto Carnelli
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Difficile dire se sia nato prima l'uovo o la gallina. Di certo c'è che questo circolo vizioso dev'essere spezzato. Per ridurre la tassazione bisogna prima tagliare la spesa pubblica, compresi gli stipendi di numerose figure dirigenziali che hanno raggiunto livelli non più tollerabili. I manager pubblici, vertici burocratici di uno Stato sull'orlo della bancarotta, non possono guadagnare simili cifre mentre i contribuenti ìirano la cinghia. Ma questo non può diventare un pretesto per giustificare l'evasione: la stagione degli alibi è finita.
Questo governo deve ancora dimostrare la reale volontà di perseguire i furbi. Ma se davvero Monti riuscirà ad utilizzare gli introiti della lotta all'evasione per abbassare le aliquote, sarà un bel segnale per tutti.
Pier Angelo Marengo
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