Non avrei mai creduto che uno sportivo del calibro di Gigi Buffon si fosse abbassato a mettere in atto trucchi di così bassa lega, come quello di parare un pallone abbondantemente entro la sua porta e rimetterlo poi in gioco come se niente fosse.
Tutto ciò e altro è successo durante la partita Milan/Juventus di sabato u.s.
Una persona onesta e sportiva, come ce ne sono tante, avrebbe confermato all'arbitro, sia pure a malincuore, che il pallone era in rete e quindi il gioco sarebbe dovuto riprendere con palla al centro come da regolamento.
Purtroppo, l'insieme degli interessi e convenienze che condizionano il settore spingono le persone a comportamenti inopportuni e diseducativi che rovinano le reputazioni da oggi e nel tempo a venire.
Tutto questo fa molta tristezza.
Ugo Togni
Bulgarograsso
Caro Togni,
ciascuno di noi ha le sue debolezze, i suoi momenti di stanchezza e prostrazione in cui si fanno cose delle quali poi ci si pente. Neppure i grandi campioni fanno eccezione alla regola. Certo, quelle parole di Buffon non rendono giustizia al grande campione che conosciamo, ma vanno contestualizzate.
In realtà tutto quanto è accaduto sabato sera a San Siro getta un'altra ombra sul calcio italiano, i cui mali conosciamo da tempo: chi oggi è così ingenuo da attribuire ancora una valenza educativa al calcio? Il nostro sport nazionale è vittima di un degrado progressivo e in apparenza inarrestabile, tanto da diventare lo specchio deformante di un Paese senza bussola, che procede a tentoni.
Tutti possono sbagliare. E forse l'errore è soprattutto nostro, di noi spettatori e tifosi che abbiamo del campione una visione angelicata e lo vorremmo sempre perfetto, infallibile, irreprensibile. Così non è, per fortuna. Spero che Buffon trovi il modo di rimediare alla gaffe.
Pier Angelo Marengo
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