Il governo Monti ha detto no ad impegnare lo Stato in finanziamenti pubblici per le Olimpiadi Roma. Meno male! Ci mancava soltanto di sobbarcarsi costose avventure a carico del contribuente.
Sappiamo che cos'ha voluto dire per la Grecia l'organizzazione delle Olimpiadi di Atene nel 2004: ne sta ancora pagando il peso. Qualcuno si ricorda cos'è successo, proprio a Roma in occasione delle Olimpiadi del '60? Dato che si trattava di soldi pubblici, hanno costruito addirittura una stazione ferroviaria che non ha mai visto un treno. A proposito di come si spendono i danari pubblici, emblematico il caso delle Olimpiadi di Los Angeles dell'84. Il Comitato organizzatore chiede un contributo al governo della California. Risposta: volete organizzare le Olimpiadi? Bravi! Ma sognatevi di avere finanziamenti pubblici. Il Comitato raccoglie i fondi da finanziatori e sponsor. A gare concluse risulta un netto avanzo, parte del quale viene girato dal Comitato organizzatore alle casse dello Stato californiano. Altro che contributo pubblico. Ma da quelle parti conoscono bene il valore dei soldi del contribuente.
Firmino Fistolera
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Dopo un attimo di smarrimento e qualche timida reazione, tutti si sono convinti della bontà della scelta. Monti ha fatto bene a dire no alle Olimpiadi di Roma. L'avrà fatto - supponiamo - a malincuore, ma non si può sempre dire sì e così come certi dinieghi aiutano i nostri adolescenti a crescere, può darsi che il no di Monti sia salutare e salvifico per il Paese.
Quanto all'ira del sindaco Alemanno, è stata una tempesta in un bicchier d'acqua. L'Italia sta giocando una partita per la vita e la posta in gioco è di gran lunga superiore agli stessi interessi della cricca romana che aspettava soltanto di poter allungare le mani sui lucrosi appalti. Gli applausi del Nord al premier Monti hanno zittito le ultime voci di protesta: una volta tanto il parlar chiaro ha pagato.
Pier Angelo Marengo
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