È vero che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano cerca ogni giorno di dare al mondo un'immagine del nostro Paese positiva, correggendo tante volte quel mondo politico che per meschini calcoli elettorali sbraita, si agita, fa uso di slogan e parole d'ordine al limite della correttezza costituzionale.
Sarà forse l'età a cui forse bisogna perdonare tutto o i trabocchetti delle interviste in lingua straniera, ma una frase di Napolitano non mi è proprio piaciuta: che cosa vuol dire "l'Italia non è la Grecia"?
Va detto che l'amor patrio è qualcosa di fondamentale della nostra identità nazionale, ma mai dimenticare che un eccesso di amor patrio porta a scivolare nel nazionalismo, anticamera del fascismo.
Dire l'Italia non è la Grecia rischia di farci dimenticare che siamo sì italiani, ma anche e soprattutto europei: non si fa giungere ad un Paese nostro vicino di casa come la Grecia, in grande difficoltà, nemmeno una piccola parola di solidarietà, si presta il fianco a nuovi fenomeni di razzismo e di xenofobia, si pensa di uscire dalla crisi economica, finanziaria e speculativa in atto ognuno pesando al proprio orticello.
Emilio Vanoni
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Caro Vanoni,
non credo che il presidente Napolitano - che mi sembra ancora piuttosto lucido, ad onta delle sue numerose primavere - volesse in qualche modo mancare di rispetto alla Grecia. Dire "l'Italia non è la Grecia" non significa negare solidarietà al popolo ellenico ma semmai evitare di gettare nello sconforto il nostro. Che l'Italia non sia la Grecia, poi, lo dicono i mercati.
È vero invece che l'Europa avrebbe potuto fare qualcosa di più sotto il profilo della solidarietà. Anche se i greci hanno truccato i conti, la pretesa che risolvano in tempi brevi i loro problemi rischia di trasformarsi in un boomerang. Commissariare il Paese va bene, strangolarlo come stiamo facendo è una follia. Forse Napolitano intendeva dire anche questo.
Pier Angelo Marengo
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