Alla presentazione del libro “Como in prima pagina”, edito nella ricorrenza dei 120 anni de “La Provincia”, dopo l’intervento dei relatori, è stato chiesto ai presenti se volevano aggiungere qualcosa.
Era mia intenzione, essendo il più anziano in sala, prendere la parola. Ma ero troppo emozionato perché mentre Alessio Brunialti, Michele Sada e Giuseppe Guin illustravano il lungo cammino percorso, io - quasi novantenne – ero stato riaccompagnato indietro nel tempo e ricollocato negli oltre 40 anni vissuti nel quotidiano della nostra città.
Appena tornato a casa, poiché alcune pagine del libro destavano in me una certa curiosità, me le sono lette subito: i dieci volti quotidiani descritti così bene dal caro Guin sono tuttora legati alla mia vita. Il resto l’ho assaporato lentamente. Non è mancata un po’ di “deformazione professionale”, cioè quella mania di misurare col proprio metodo se titolo, carattere tipografico o impaginazione fossero stati scelti allora al meglio con quanto si aveva a disposizione in quel tempo.
Quando ho richiuso il volume, il mio pensiero è andato ai colleghi Brunialti e Sada e alla fatica nel mettere insieme i 120 anni di vita de “La Provincia”. Dev’essere stato estenuante ripassare oltre 35000 giornali, valutare una per una le circa 300 prime pagine di ogni anno e scegliere. Chi non ha lavorato in un giornale non può sapere quanto sia tiranno lo spazio. A Brunialti, Sala e Guin va riconosciuto anche il merito d’aver saputo sintetizzare l’indispensabile. Qualche scontento ci sarà, qualche critica non mancherà. E’ comprensibile, ma serviranno a sottolineare l’interesse suscitato dall’iniziativa. Complimenti e tanti auguri
Stefano Bonetti
Caro Bonetti,
proprio la tirannia dello spazio ci impone di tagliare questa sua lucidissima testimonianza. Sappiamo d’incorrere nei suoi inesorabili rimbrotti, ma confidiamo nell’indulgenza del nostro indimenticato capocronista.
Pier Angelo Marengo
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