Veniamo investiti da notizie di maneggi dei politici e ogni volta sentiamo che qualcuno chiede punizioni esemplari per i mariuoli di turno. Ma circoscrivere l'intervento ai casi singoli è prendere il problema dalla coda.
Se le notizie giornalistiche sono vere, circa 10 consiglieri lombardi su 80 sono, a vario titolo, indagati; circa 80 parlamentari su 950 hanno avuto "contatti" con la giustizia penale.
In entrambi i casi circa un politico ogni 10!
Penso che occorra fare una seria riflessione sui guasti che il coacervo di privilegi e la crescita inarrestabile del potere di nomina discrezionale producono sulla nostra classe dirigente.
È lì che bisogna agire per poter essere efficaci, azzerando i privilegi e regolamentando strettamente le discrezionalità di nomina, e non sulle conseguenti manifestazioni patologiche.
Se ci focalizziamo solo su queste ultime ci sfugge il fatto che, mentre ci fanno agitare per reclamare la "giusta punizione" per questo o quel personaggio (ma non credo che occorra andare fino a Milano o a Roma per trovare episodi di familismo e di favoritismi!) la politica prosegue, a regole immutate, la sua marcia inarrestabile.
Ernesto Mantovani
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Caro Mantovani,
lei mette a fuoco il vero problema: la punizione nei confronti di chi ha sbagliato è soltanto una delle sanzioni, peraltro doverosa. Ma se vogliamo davvero estirpare le radici del malaffare, oltre alla riposta giudiziaria, c'è una risposta politica da dare. Se i partiti non capiscono che per sopravvivere a se stessi devono rifondarsi, cambiare comportamenti, facce e strategia, saranno cancellati da un disgusto che non tarderà a diventare rivolta popolare. E il dopo rischia di essere qualcosa di pericoloso per il Paese. Quando la gente comincia ad aver fame, marca male.
Pier Angelo Marengo
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