E’ sempre più chiaro che la condizione necessaria per avviare il risanamento dei conti pubblici sia tagliare maxi-stipendi, maxi- privilegi e maxi-pensioni nel settore pubblico. Riuscirà il governo Monti in questa impresa titanica? Sono cautamente pessimista. Il primo ostacolo sono i partiti, resistenti ad ogni cambiamento anche in tempi di crisi: niente tagli al finanziamento pubblico (travestito da rimborso elettorale), né agli stipendi/pensioni dei parlamentari, né abolizione delle Province, ecc.
Il secondo sono i sindacati del pubblico impiego, vera palla al piede di ogni tentativo di riforma. I dipendenti poco facenti e molto pagati possono stare tranquilli: il sindacato vigila sui loro stipendi d’oro (e su liquidazioni e pensioni di platino).
Così ci restano solo notiziole tipo “Forse un tetto agli stipendi dei manager pubblici”. Il tetto… quando l’intervento dovrebbe partire dalle fondamenta! I nostri auguri al ministro Patroni Griffi se vorrà percorrere questa strada, ma anche la nostra comprensione in caso contrario: quando ti trovi contro la coalizione partiti-sindacati fermarsi al “primum (soprav)vivere” è umano…
Gianmaria Piazza
Dongo
Caro Piazza,
beato lei che riesce ad essere cautamente pessimista e soprattutto comprensivo. A me pare che quando s’è trattato di bastonare i soliti noti, quelli che le tasse le hanno sempre pagate, i pensionati, i poveri cristi, questo governo ha colpito con durezza. Ma quando s’è trattato di mettere mano a pensioni e stipendi d’oro, ai privilegi della Casta, a quei vergognosi rimborsi elettorali inventati per raggirare il popolo sovrano, allora anche il prode professor Monti s’è defilato.
C’è poi il grande, vergognoso capitolo della lotta all’evasione. Anche qui, a parte qualche esibizione muscolare che lascia il tempo che trova, mi pare che siamo ben lontani da un approccio serio e sistematico al problema. Intanto i mesi passano e nessuno osa toccare la Casta. Sbaglierò, ma anche la spinta propulsiva del governo tecnico si sta esaurendo.
Pier Angelo Marengo
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