Una simile affermazione, che la via Paoli fosse un buon intervento di asfaltatura, venne fatta dall'ex assessore Caradonna in una trasmissione televisiva in cui rispondeva alle telefonate dei cittadini proprio in merito allo stato manutentivo delle strade. In tale occasione non ebbi la prontezza di chiamare in diretta ed invitare lo stesso assessore ad un bagno di umiltà, e precisare che ad ognuno il proprio mestiere.
Non sono un tecnico, e non voglio insegnare nulla a nessuno, ma è uno sfogo che non ho potuto fare a suo tempo e colgo l'occasione adesso.
La via Paoli, se vi ricordate, aveva una caratteristica particolare, quella di essere stata realizzata con lastroni di cemento e inerti di color rosa. Tale pavimentazione è una delle diverse tecniche utilizzate per la realizzazione delle strade, in conglomerato bituminoso, porfido, e lastroni di cemento.
Una tipologia simile per chi percorre le strade del vicino Ticino è presente sulla cantonale del Monte Ceneri, o anche la piazza Volta a Como, e mai si deve asfaltare sopra una strada eseguita in lastre, perché i giunti di dilatazione presenti tra una lastra e l'altra creano con il tempo fessure in superfice e rotture dell'asflato successive.
Pertanto, mi permetto di esprimere un mio modesto parere, che il lavoro di via Paoli, solo per la parte dell'asfaltatura, non è stato eseguito così bene.
Pietro Campagnoli
Caro Campagnoli,
paragonare l'asfalto via Paoli a quello delle strade svizzere mi sembra un po' eccessivo. Via Paoli resterà nella storia della città come uno dei tanti cantieri infiniti, oscurato soltanto dalle tragiche paratie. Diciamo che poi, col tempo, ci hanno messo una pezza, ma quella di riportare in quota i tombini rimane un'impresa impossibile: chi la percorre tutti i giorni sa bene che cosa voglio dire. E gli asfalti "alla ticinese" restano un auspicio. O più probabilmente un sogno.
Pier Angelo Marengo
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