Cara Provincia,
il 4 dicembre scorso l'ala illuminata della nuova aristocrazia italiana sollecitata da Napolitano ha ''inventato'' il prof. Mario Monti e i ministri tecnici sotto la spinta del possibile fallimento del Paese.
Il Paese ora ha un'altra credibilità all'estero, ma il rapporto tra l'aristocrazia al potere e il popolo è peggiorato. I privilegi sono intatti, il divario di stipendi tra i lavoratori di basso livello e i dirigenti è abissale.
L'aristocrazia reagisce male al ridimensionamento di qualche piccolo privilegio sollecitato intelligentemente da Monti. Che quindi cadrà: il popolo è stato spremuto, il suo compito è finito.
Francesco Degni
<+risposta_let>Soltanto qualche giorno fa la gran parte dei commentatori pronosticava per Monti un lungo e roseo futuro, perché il professore sembrava spinto da un "favor novi" tale da garantirgli molte probabilità di durare, anche più del previsto. Oggi non saprei che cosa risponderle. Ormai la campagna elettorale è iniziata. Può darsi che non si voti in autunno, ma l'offensiva di Berlusconi si è palesata, subito seguita dalle grandi manovre del PD e di Casini.
Ci sono segnali evidenti che tutti stanno riposizionando le truppe cammellate e questi movimenti rischiano di nuocere al percorso riformista iniziato con grande fatica e già in buona parte abortito o snaturato dall'incessante lavorio di mille lobbies. E dire che ci sarebbe davvero bisogno di riforme epocali, capaci di rivoltare questo Paese come un calzino. Per contro, anche se Monti sta deludendo le aspettative, non si vede chi potrebbe sostituirlo, e questo nonostante il suo indice di gradimento non sia più alle stelle.
Molto dipenderà dalla natura dei prossimi provvedimenti. Fino ad ora abbiamo visto soltanto tasse e sacrifici, che la gente mal digerisce, ma se il premier riuscisse a coniugare finalmente il rigore con l'equità e a tagliare i privilegi della Casta, allora lo scenario potrebbe cambiare. Insomma, vale il vecchio adagio: fammi indovino che ti farò ricco.
Pier Angelo Marengo
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