Nonostante ciò sono stata educata al diritto-dovere del voto recandomi sempre alle urne. Ma ora, di fronte a quest'epocale cambiamento che ci vede impoverire e ci richiede grandi sacrifici, mi fermo a guardare i nostri rappresentanti al governo, penso alle loro belle parole e mi ritrovo disillusa, incapace di credere ancora alle favole, di sperare che l'esempio venga dall'alto.
Se domani dovessimo votare non so se ci andrei. Mi chiedo se sia possibile cambiare quest'andazzo... ma come? Dovrebbero essere i nostri rappresentati a capire che il “popolo bue” non è più tale, a fare un passo indietro, a non sottovalutare il silenzio degli elettori. Posso solo sperare in una presa di coscienza prima che sia troppo tardi, sempre che non lo sia già: la Grecia insegna. Leggere un quotidiano o guardare un tg è diventato deprimente. Dubito che loro lo facciano.
Elena Alberio
Da tempo la Casta non vive più la vita della gente comune: succede, quando si guadagnano 15 mila euro al mese (e rotti...), mentre le famiglie devono sbarcare il lunario con meno di un decimo. Il nocciolo del problema è tutto qui. La prima cosa da fare è riappropriarci del diritto di scegliere i nostri rappresentanti, che ci è stato sottratto. Altrimenti continueremo ad essere una simulacro di democrazia. Certo, il cammino è lungo, il sentiero impervio, i dubbi infiniti. Ma non votare è un rimedio peggiore del male.
Pier Angelo Marengo
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