vorrei dirle cose che ho nel cuore, per questo ho deciso di scriverle. Non sempre ho letto i suoi articoli, ma da tempo ne ho avuto la possibilità. Ho apprezzato molto il rinnovamento del suo giornale. Ha messo il vestito bello, colorato, molto chiaro nell'impostazione e nell'impaginazione, ricco poi di tante notizie. Ma c'è qualcosa che è stato dimenticato, o volutamente lasciato fuori: il cuore, l'umanità, l'uomo peccatore come me, come tutti. Era una possibilità bella per sentire palpitare quella discrezione, riservatezza, che fa apprezzare, stimare colui che la possiede. Forse ha già capito a chi mi riferisco ... al Don Marco.
Giusto, giustissimo, anzi lodevole aver messo a conoscenza con verità e chiarezza i fatti, abbattendo il muro che ha liberato "gli agnellini dal lupo...". Ma poi, basta: non se ne può più! C'è un'etica deontologica che mi pare sia stata prevaricata a danno di tutti. Pensava forse che noi avessimo il desiderio morboso di nuotare in acque limacciose? È stato un accanimento psicologico, morale, non umano! Prime pagine, locandine a caratteri cubitali, foto, foto sempre più grandi. Questo comportamento in psicologia sarebbe definito di una persona che sente il bisogno di scaricare i suoi limiti, il suo peccato, perciò condanna pesantemente quello degli altri. La verità e la giustizia vanno sempre a braccetto con la "carità", se no, si aggiunge male al male... Le pare poco? Tutti abbiamo bisogno di misericordia. Provi a riprendere il Vangelo e nel silenzio pensi se quel suo lasciare scrivere, pubblicare, è stato corretto per lei e per tutti noi.
Anna Maria Moroni
Gentile signora Moroni,
ho letto con grande attenzione la sua lettera accorata. Comprendo e condivido in parte i suoi rilievi sulla durezza di certi nostri titoli e locandine. Raccontare questa storia orrenda è stato molto difficile anche per noi, mi creda. Ma non potevamo fare altro, soprattutto perché don Marco faceva parte del nostro consiglio di amministrazione. Chi non ha il coraggio di fare pulizia a casa sua e scrivere tutto quello che succede non ha alcun titolo per poter parlare a nome della città. Un caro saluto.
Diego Minonzio
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