L'Italia che batte l'Inghilterra ci dà una grande soddisfazione. Però forse si sta caricando di un peso simbolico eccessivo questo Europeo di calcio: Germania-Grecia era diventata una specie di partita finanziaria, Italia-Inghilterra quasi, e adesso la semifinale Italia-Germania ha già cominciato ad essere il duello tra Monti e la Merkel.
Non esageriamo con il significato extrasportivo di un incontro di calcio: ciascuna cosa deve stare al suo posto.
Giovanni Vanetti
Non è poi così sbagliato leggere una partita della nazionale di calcio anche come qualcosa d'extrasportivo. Fatichiamo a indentificarci unitariamente nel Paese, se alla bisogna il calcio aiuta, sia benvenuto il calcio.
Quando si evocano sentimenti positivi, l'importante non è chi o che cosa li evochi, ma che vengano (finalmente) evocati. La simbologia nella vita collettiva d'un popolo è importante, addirittura fondamentale.
Lo è al punto che il nostro presidente della Repubblica arriva a commuoversi parlando di sport, va alla "prima" degli azzurri all'Europeo, intrattiene un curioso e filiale rapporto con il capitano Buffon, alza il telefono subito dopo il match con l'Inghilterra e chiama negli spogliatoi a complimentarsi. Che c'è di esagerato in tutto questo? Nulla. Semmai c'è molto (c'è tutto) di dovuto. Nessuno spinge ad assumere simili comportamenti, sono i comportamenti che spingono per essere assunti. Perciò sarà giusto attribuire a Italia-Germania un significato che va ben oltre la semifinale continentale. Non è tanto una questione di patriottismo retorico, quanto d'orgoglio identitario. Più ci troviamo di fronte a chi obietta (quando non irride) al profilo di questa nostra discussa identità, e meno siamo disponibili ad accettare una resa.
La Germania calcistica (non solo calcistica) ci è superiore, ma non soffriamo di complessi d'inferiorità (almeno calcistici). E ci sostiene la convinzione che una vittoria pallonara sulla Merkel servirebbe a Monti per non far andare nel pallone l'Italia non pallonara.
Max Lodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA