Il mondo politico italiano registra che esiste una crisi, ne attribuisce le cause a fattori mondiali indipendenti dalla politica nazionale. Così se ne lava la coscienza come si è lavato le mani affidando il governo a Monti.
Ma continua a ''fare politica'' cioè tratta le nomine alla Rai, studia i sistemi e le strategie parlamentari per non perdere i suoi privilegi, parla di alleanze ed apparentamenti per le prossime elezioni, sfiora il cambiamento della legge elettorale, si perde in continue diatribe: se fare le primarie o non farle, fingere di rinunciare ai propri rimborsi elettorali.
Diceva un eminente uomo che nella crisi deve sorgere l'inventiva. Ma dov'è questa inventiva?
Francesco Degni
Il mondo politico, quando vuole, non manca d'inventiva. Per esempio nel disbrigo delle pratiche lottizzatorie. Ne è stata rappresentazione di straripante e interessata fantasia la sfida per il rinnovo del consiglio d'amministrazione della Rai.
Il governo, cioè Monti personalmente, aveva indicato un mese fa presidente, amministratore delegato e direttore generale: i tre aspettavano da allora di poter lavorare. Altri sette componenti del cda li dovevano designare i partiti, e i partiti mica stan lì a smacchiare i leopardi. I partiti litigano tra di loro e all'interno di loro stessi.
Il Pdl, per citare un caso, si è rifiutato d'accettare la situazione creatasi dopo la caduta di Berlusconi, non volendo scendere da tre a quattro poltrone, ed è arrivato a sfiduciare un suo rappresentante nella commissione di vigilanza parlamentare (quella che nomina i consiglieri Rai) perché troppo indipendente nel giudizio.
A corollario del tutto, lo scontro (mai avvenuto finora) tra la seconda e la terza carica dello Stato: Schifani contro Fini. Uno spettacolo avvilente, e che confligge chiassosamente con i tanti e sbandierati propositi di cambiamento. Monti potrà esser criticato fin che si vuole, ma è chiaro che dopo Monti -come prima di Monti- continua a esserci una desolata valle di lacrime.
Max Lodi
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