qualche tempo fa un lettore scrisse per ricordare i settant'anni di Paul McCartney, una delle icone mondiali del pop nonché parte dell'immaginario di tutti noi assieme agli altri Beatles. Così, per render giustizia all'altro partito, quello del rock duro e digrignante dei Rolling Stones, di cui ho fatto parte in gioventù, vorrei spendere due parole per segnalare che quest'anno si celebra il mezzo secolo di attività della band più longeva del mondo.
Proprio il 12 luglio del '62, infatti, "le pietre rotolanti" si esibirono per la prima volta sul palco del leggendario Marquee Club di Londra, e da allora la loro carriera non si è mai arrestata, colmandosi di successi planetari, con dischi epocali per settimane ai primi posti delle classifiche, e tutto il gossip possibile e immaginabile sulla vita sfrenata dei quattro e di Mick Jagger in particolare.
In una biografia autorizzata, in uscita negli Usa, infatti, si favoleggia di quattromila donne amate dal capo carismatico dei Rolling, nonché del suo patrimonio personale che ammonterebbe a oltre 400 milioni di dollari.
Oggi gli aficionados come me possono conoscere vita morte e miracoli della band grazie al libro ufficiale che le rockstar hanno redatto personalmente scegliendo con cura le immagini di repertorio, oltre 700, alcune inedite provenienti dalla raccolta del "Daily Mirror". "Brutti sporchi e cattivi" ma ancora sulla breccia, in nome di un rock che non morirà mai.
Marco Riboldi
Caro Riboldi
l'allegra banda di settantenni non smette di stupire e a volte scandalizzare, come vuole il cliché di maledetti del rock, immagine creata ad arte e contrapposta a quella più borghese dei Beatles, amati da genitori e figli. I "Rolling Stones" hanno rappresentato la protesta giovanile, la voglia di ribellarsi alimentata dalla passione per la musica come liberazione dagli schemi e libertà di pensiero. E la "linguaccia" che campeggia nel loro logo assieme ai 64 album pubblicati, li pongono a buon diritto tra i grandi della musica di ogni tempo.
Vittorio Colombo
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