Ma certo, dottor Squinzi, quando si tocca lo Stato e i suoi meccanismi di privilegio bisogna protestare; magari assieme alla leader della Cgil Camusso. La macelleria sociale c'è quando si cerca con grandissima difficoltà a snellire, a modernizzare. Cara Confindustria un po' di velocità, di modernità, di efficienza, di voglia di investire in più non sarebbe male. La revisione della spesa pubblica, doveva essere il primo provvedimento da prendere; un giorno dopo, l'aumento dell'età pensionabile, dell'iva, introduzione dell'Imu e via dicendo. Queste misure sarebbero state percepite dagli italiani come un provvedimento più equo. Quando si è toccato il settore privato, anche con la riforma del lavoro nessun confindustriale ha usato il termine "macelleria sociale". Mi spiace veramente che i rappresentanti dell'Italia industriale la pensino in questo modo.
Gianfranco Longhi
Squinzi ha stupito anche i confindustriali che lo avevano eletto. E ha innestato la marcia indietro, ma solo parzialmente. L'altro ieri è tornato a lanciare l'allarme sul Pil, che decrescerà (dixit) più di quanto si sia stimato.
Un allarme fondato: autorevoli conferme vengono dall'Europa, Draghi in testa. Che l'Italia non riesca ad uscire dalla crisi è evidente, che gli strumenti per farlo non siano ancora sufficienti pure, che il traccheggio dei partiti aiuti poco o nulla idem: ne è prova ultima il declassamento di ieri ad opera di Moody's. Tuttavia la sottolineatura dell'influenza negativa del clima politico-sociale marcata proprio da Moody's dovrebbe consigliare prudenza al capo degl'imprenditori.
Se c'è un tempo nel quale evitare battute devastanti per l'impatto che hanno sui mercati, questo tempo è l'attuale. Squinzi farebbe meglio a dire: si sta facendo molto, dopo anni in cui non s'è fatto nulla. E proprio perciò questo molto sembra ancora poco. Ma ce la faremo a renderlo un molto tout court. Lui ch'è un esperto di colle, dovrebbe sapere che non c'è miglior colla dell'ottimismo, in un Paese scollato.
Max Lodi
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