Pagare le tasse è un dovere importante per ogni contribuente, perché questo adempimento consente alle istituzioni di garantire ai cittadini i servizi primari. Ma che con le tasse dei cittadini si debbano stipendiare lautamente persone che dalle Istituzioni dovrebbero essere messe al bando (in quanto non degne di appartenere alla organizzazione di uno Stato civile neppure alle più periferiche) è assolutamente assurdo. Qualsiasi cittadino che volesse lavorare in una struttura pubblica dovrebbe dimostrare con un certificato penale che nelle ultime dieci generazioni nessuno dei suoi antenati abbia subito condanne penali o civili anche di poca importanza.
Mariano Gioia
Invece che i suoi antenati, dovrebbe cominciare ad averlo questo cittadino, il certificato penale pulito. Pulito ab ovo, dalle origini. Perché già la ripulitura, magari intervenuta per la mano generosa d'un perdono politico-giudiziario, lascia in sospetto sul legno della persona.
Andare indietro di generazione in generazione alla ricerca del peccato, non garantisce un presente (soprattutto un futuro) senza peccati. Sarebbe una torva persecuzione. Da perseguire c'è invece la limpidezza di chi si occupa della cosa pubblica (non solo pubblica, a dire la verità). Quando Grillo dice "fuori dal Parlamento condannati e condannabili" dice un'ovvietà popolare. Ma secondo buona parte della classe politica non si tratta affatto di un'ovvietà.
Continuiamo a veder liste di candidati con dentro chi ha subìto condanne e chi ne potrebbe subire, essendovi un processo contro di lui in corso. D'accordo che uno è colpevole solo dopo una sentenza definitiva, ma questo vale per le cause penali e civili. Per la causa politica vale che chi sta nel cono d'ombra del sospetto, non può assumere incarichi rappresentativi. Non in ragione d'un vessatorio giacobinismo, ma in omaggio alla regola del buonsenso. Pur se, a pensarci bene, questa regola è effettivamente d'un rivoluzionarismo robesperriano, nei malandati tempi che corrono.
Max Lodi
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