In un periodo chiamato "recessione", restiamo con il viso rivolto verso l'alto in attesa di un cambio. Molti di noi hanno perso la dignità, non avendo più un lavoro. Il consumismo non è più una corsa frenetica. Non guardiamo al futuro perché non abbiamo più sogni. Per alcuni di noi c'è rimasto solo un diario per scrivere la nostra rabbia e indignazione. Ho un'agenda che mi è stata gentilmente regalata, ha un titolo: «La scrittura e i giorni del 2012». E' come un libro, riporta vecchi proverbi, pensieri e opinioni all'insegna della scrittura, è come salire e scendere lungo i gradini della Storia, perchè come disse Indro Montanelli: «Un Paese che ignora il proprio passato non può sperare di avere un futuro». Nei momenti di sconforto, di conti da pagare, la paura di guardare negli occhi i nostri figli, semplicemente perchè non crediamo in un futuro positivo, ci resta solo un sogno che possiamo realizzare: scrivere ogni giorno un pezzo delle nostre storie di questo anno difficile e credere che alla fine di quel diario l'ultima frase possa essere questa: la vita è luce e speranza fino a quando avremo respiro. Dedicato a tutti quelli che credono ancora in un futuro migliore. Grazie di cuore.
Patrizia Benini
Una testimonianza importante, la sua, cara Patrizia. Alla quale aggiungerei solo una considerazione. E cioé credo che nessuno abbia oggi smesso di credere in un futuro, proprio e dei propri figlie. È certamente un momento molto duro e molto difficile, del quale ancora non si capisce non tanto la conclusione ma nemmeno i contenuti visto che ogni giorno si arricchisce di elementi quasi mai governabili direttamente. Oggi diventa difficile pensare ad un futuro positivo partendo da questo quadro congiunturale. Ma la sfida è proprio questa: tornare a ripredere in mano il proprio destino con uno sforzo immenso di impegno, creatività e fiducia. Tutti elementi che non ci mancano, tutti elementi che dovremmo tentare di far prevalere, ogni giorno, rispetto ad un clima di pessimismo che rischia di farci soccombere. Lo sforzo della ripartenza alla fine è l'unico elemento che forse non andrebbe più delegato.