mi ha parecchio divertito la vicenda del ragazzino inglese di Manchester che in barba a tutti i controlli, o presunti tali, degli aeroporti, è riuscito a imbarcarsi su un volo della compagnia Jet 2 mescolandosi a un gruppetto di coetanei in gita studio.
Con grande coraggio e sangue freddo, il protagonista undicenne di quella che sembra una storia da film è uscito di casa con indosso soltanto la t-shirt del suo eroe preferito, l'Uomo Ragno, e si è incamminato tranquillamente verso l'aeroporto. Arrivato al terminal, si è unito agli altri ragazzi e senza alcuna carta d'imbarco è riuscito a salire sull'aereo, dove il personale di bordo alla fine si è accorto di lui perché sofferente di mal d'aria.
E qui arriva la parte più divertente della vicenda, perché il piccolo clandestino ha dichiarato di aver preso l'aereo perché voleva vedere Roma, il suo sogno nel cassetto da quando ne aveva studiato la storia a scuola. La vicenda riporta alla mente i passati viaggiatori del Grand Tour, che mettevano Roma come tappa obbligata a cagione prima delle scoperte archeologiche, quindi meta insostituibile per approfondire le arti e la conoscenza della storia. Addirittura l'Accademia di Francia assegnava una borsa di studio, il "Prix de Rome", che permetteva al vincitore il soggiorno spesato di un anno nella nostra capitale. Chissà che il piccolo passeggero non diventi un grande artista.
Silvana Coltorti
Gentile signora Coltorti,
a quell'età molti bambini si sentono grandi e indipendenti, quasi per dimostrare ai genitori di poter fare facilmente cose da adulti come prendere un aereo o guidare l'automobile. Uno scrittore particolarmente attento al mondo dell'adolescenza, Niccolò Ammaniti, ha raccontato in "Io e te" la storia di Lorenzo, che invece di andare alla settimana bianca con la scuola, scappa prima di salire sul pullman e si nasconde in cantina per vivere quei giorni da solo con accanto gli oggetti preferiti. L'auspicio, per il coraggioso trasvolatore di Manchester è che i genitori lo portino prossimamente in gita a Roma, se lo merita.
Vittorio Colombo
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