si va ampliando una drammatica frattura tra società e politica. I cittadini chiedono a gran voce scelte coraggiose e riforme. Di contro si ritrovano eletti che sbraitano, costruiscono poco e difendono lo status quo. Tranne qualche voce isolata i più tendono a forzare con le proteste e si dimenticano che la gente vuole sentirsi partecipe di un progetto. E poi ci si chiede perché il paese va a rotoli.
In questo quadro modesto credo bisogna avere il coraggio di dire che Monti sta facendo qualcosa. Non miracoli ma almeno ha il merito di lavorare su temi che altri non hanno potuto o voluto risolvere. Prendiamo il caso del riordino delle province. In Calabria come a Sondrio si levano grida disperate. Si sprecano le tavole rotonde, le minacce, i propositi di referendum.
Un filo conservatore unisce il paese nella difesa di enti o istituzioni che spesso ingolfano e burocratizzano la macchina dello stato. Serve a poco parlare di effimere svolte autonomiste. Conta invece essere partecipi del nuovo processo riformista tenendo a mente la lezione del compianto professor Miglio mai così attuale come ora.
Siamo all'inizio di nuova fase costituente in cui le regioni o grandi macroregioni avranno un ruolo decisivo. Anche la mia Valtellina guardi a Milano e alla Lombardia con fiducia. La scossa per ripartire è nella capitale economica del nord. Cordiali saluti
Giovanni Bianchi
Mi sembra di capire che il suo giudizio su Mario Monti sia leggermente cambiato in questi mesi. Dalle critiche senza se e senza ma, a una valutazione improntata a un maggiore realismo. Nella consapevolezza che, tra diversi scivoloni sul piano della comunicazione e innegabili errori nel merito dei provvedimenti, questo governo sta cercando di realizzare in poco più di un anno ciò che gli altri esecutivi non hanno fatto nei decenni precedenti.
A fronte di questo, tutti intonano cori di protesta, tra l'indignato e il sorpreso. Un buon segnale, vuole dire che qualcosa - forse - sta cambiando.
Luca Begalli
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA