ho letto dell'aspra polemica tra Beppe Grillo e Pierluigi Bersani. Causa scatenante il giudizio espresso da Bersani su alcuni utilizzatori del web come strumento politico (definiti fascisti del web).
Premesso che trovo l'atteggiamento di Grillo provocatorio ed inaccettabile quando diventa offensivo (si veda quanto espresso nei confronti del Presidente Napolitano). Ritengo che la rete abbia permesso in questi anni di migliorare dal punto di vista politico e non solo la vita di molti popoli.
Nel nostro ricco e opulento occidente, abbiamo invece una totale libertà di espressione, tanto che, con i social network, possiamo commentare in tempo reale qualsiasi fatto. Per un personaggio pubblico, questa libertà che, in molti casi, trascende il significato stesso di libertà, a mio parere dovrebbe sempre sposarsi con la parola responsabilità. L'unica attenuante (non giustificazione) che in questo periodo mi sento di dare alle bordate di Grillo è rappresentata dalla sordità dei partiti politici alle istanze di cambiamento provenienti dalla società.
Ho potuto verificare la totale impermeabilità del Pd alle nuove idee non provenienti dal proprio vecchio substrato politico. Un partito nato come sintesi ideale tra diverse culture importanti della nostra società, la cui classe dirigente nazionale e locale è arroccata con l'unico scopo di difendere non l'Italia ma il proprio posto di potere politico, sotto questo aspetto non vedo grosse differenze rispetto al Pdl.
La siderale lontananza dalle esigenze reali della gente e dei territori, l'incapacità di comprendere che le istanze dei lavoratori e dei piccoli imprenditori sono le due facce della stessa medaglia, il non ammettere la necessità di una razionalizzazione seria nel settore pubblico, stanno definitivamente rendendo “fallimentare” un buon progetto come quello democratico delle origini.
Silvio Aimetti
Caro Aimetti,
i partiti come ogni altra organizzazione sociale, sono destinati a morire se non prevedono un periodico ricambio al vertice. E, nel caso del Pd, non vale nemmeno il detto calcistico "squadra che vince non si cambia".
Enrico Marletta
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