Torno anch'io sul tema del nuovo presidente della Repubblica, assolutamente centrale nella prossima legislatura. Ben venga una donna, ma soprattutto ben venga una scelta azzeccata. Non ci possiamo permettere, immaginata la prevedibile frammentazione del nuovo Parlamento e la fragilità del governo, un capo dello Stato che non sia il più possibile condiviso. Più che pensare a un'innovazione, mi pare che si debba guardare a una garanzia. L'Italia deve avere un punto di riferimento indiscutibile.
Giovanni Vanetti
L'importante non è che la Repubblica abbia un presidente o una presidentessa. L'importante è che abbia in quel ruolo qualcuno che ne sia all'altezza. Come lo è Napolitano, come lo è stato Ciampi, come lo sono stati altri. Nello sfacelo del Paese politico e nel discredito delle istituzioni, il Quirinale si è prodigiosamente (meritoriamente) salvato. Se un sondaggio chiedesse agl'italiani qual è la carica pubblica che sentono più vicina, indicherebbero il presidente della Repubblica. Perciò la scelta del successore di Napolitano dovrà essere in linea con il presente e con il passato. Non si tratta solo d'una nomina di routine, per quanto di rilievo; né del pragmatico sbocco d'un negoziato fra partiti, per quanto ovvio. Si tratta d'una elezione che, data la sua valenza di popolarità interna e di credibilità internazionale, impone un patto di alto profilo. E nessun altro patto. Finora si sono fatti nomi con prestigiosi trascorsi politici (Prodi e Amato, per esempio), ma sarebbe il caso di pensare anche a nomi di consolidata fama (gloria) civile.
L'Italia, per sua fortuna fra tante sfortune, non manca di grand'italiani.
Max Lodi
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