I nostri politici ci hanno propinato offerte, sconti, prendi tre paghi due come gli imbonitori delle fiere di paese; ora dobbiamo fare i conti con l'Europa, che nel bene o nel male ci presta i soldi per poter sopravvivere. «Un salto nel nulla che non fa prevedere niente di buono per l'Italia e l'Europa», questo uno dei giudizi migliori dei nostri partner sulle elezioni in Italia. Spero in un sussulto di dignità da parte di quelli che metteranno le terga sugli scranni romani. Che facciano l'interesse dell'Italia. Comunque domani passo da Arcore, poi da Bersani, infine a Gemonio dal Senatur a riscuotere le promesse elettorali. Cari politici, come sempre il vostro inno non è "Fratelli d'Italia" di Mameli, ma la canzone di Mina "Parole, parole, parole, soltanto parole...".
Gianfranco Longhi
Stavolta le parole non basteranno. Ci vorranno i fatti. Il voto ha sancito una crisi del sistema. Grillo che si fosse fermato al 12-13 per cento sarebbe stato liquidato come un segnale d'insofferenza da tenere (per finta) in conto. Non sarebbe cambiato nulla. Grillo che raddoppia quel consenso ed è partito-leader nel Paese impone di cambiare tutto. Ecco perché si può essere non irragionevolmente ottimisti. Chi governerà dovrà fare ciò che finora non si è fatto. E che bisognerà fare con il consenso di quei milioni d'italiani dai quali è venuto un clamoroso voto di protesta. Fare muro (governissimo) non migliorerebbe le cose. Anzi, le peggiorerebbe. Aprire una breccia nel muro (un grande varco) aiuterebbe ad avviare qualche soluzione, dopo tanta "impasse" sui problemi. Ma il muro è resistente.
Max Lodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA