Non gettare la croce su Bersani, anche se è scontato che andrà così. Ma è pigrizia o incapacità di analisi. Non è questione di personalità. Bersani o Renzi, non cambia il fatto tre volte dimostrato che la sinistra è fuori asse rispetto alla società italiana, com'è e non come la si vuole immaginare. Ma il Pd è fuori asse anche rispetto alle esperienze della democrazie europee. Con l'aggravante dell'ostinazione supponente (complesso di superiorità) a prenderne atto.
Ulderico Monti
Chissà se è la sinistra a non capire la società o il contrario. La società che non capisce più la sinistra. Non vi si vuole identificare. Pensa ad altri modelli politici, magari senza bene individuarli. Una specie di cifra ideale alla quale si aspira, ma di cui non s'intravede il numero preciso. La società che cambia, la politica che non cambia a sufficienza: si sostiene anche questo. Ed è un problema di tutta la politica. A destra non va meglio che a sinistra: partenze e arrivi, scomposizioni e ricomposizioni. Movimenti o partiti nuovi. Grillo dove lo schieriamo, a destra o a sinistra? Certo, il Pd poteva e doveva far meglio, ha avuto negli ultimi vent'anni palle gol clamorose e non le ha sfruttate. Anzi, è spesso finito in fuorigioco, mandando alla malora partite che aveva già in mano. Partite vinte e poi perdute. Anche pareggiate (praticamente pareggiate) come l'ultima. Gli manca, per proseguire a mo' di metafora bersaniana, il top player. Quello che segna le reti importanti, ma soprattutto non sbaglia le reti facili. Il finalizzatore, come dice Prandelli. L'utilizzatore finale, come dice Ghedini. Il leader, come non ha saputo dire nessuno dei segretari postcomunisti.
Max Lodi
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