La responsabilità dell'irresponsabile rifiuto della formazione di un governo secondo logica e risultati elettorali è da addebitare all'intero Pd. Ma non è un caso. Da Berlinguer in poi la sinistra - a causa della "nostra" pretesa di superiorità - è irresponsabile. Vedremo di peggio, fino all'auspicabile ennesimo dissolvimento dell'attuale forma partito della sinistra.
Ulderico Monti
La sinistra manca di realismo. Ed è ben strano che ne manchi. Dovrebbe essere il contrario: una forza (una coalizione) politica che - sostenuta dalla parte di società cui si debbono risposte pratiche per esigenze non solo ideali - va al sodo. Cerca le alleanze in funzione degli obiettivi. Non deroga ai princìpi e però sa derogare ai pregiudizi. Una coalizione né antica né moderna: adatta al suo tempo. Consona ai tempi. Invece non è così. La sinistra si contorce nello schematismo astratto, non sa rinunziare a talune avversioni, crede che gli altri prima o poi ascolteranno il suo richiamo e non che essa debba ascoltare il richiamo altrui. È il rimprovero che ha mosso al Pd Matteo Renzi, durante la competizione delle primarie. E che continua a muovergli. Renzi, appunto, potrebbe essere la figura nuova del Pd e dell'intera sinistra. Non una risorsa, come dicono amici che in realtà sono nemici. Bensì una carta da giocare subito, se si dovesse tornare al voto. Non c'è bisogno di nuove primarie dopo aver preso atto del fallimento d'una strategia e d'un segretario. Ma è un'osservazione troppo semplice per essere accettata dal partito (dalla coalizione) delle complicazioni. L'idea che la via più breve tra due punti sia una linea retta confligge con le nozioni di geometria politica della sinistra.
Max Lodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA