Un lavoratore su quattro teme di perdere il lavoro: paura concreta a quanto pare, dato che le ditte che chiuderanno nel 2013 saranno 250 mila. Altri italiani che si andranno ad aggiungere a quelli che non riescono a rispettare le scadenze mensili: addirittura 1 su 3. E in Parlamento discutono da giorni. Nessun termine è adatto a descrivere questo stallo vergognoso. La rabbia dell'italiano medio aumenta, l'intolleranza nei confronti di evidenti differenze e stipendi regali sempre più alta. Credo che il tempo stia davvero per scadere, ma che i politici non se ne rendano conto fino in fondo. Il messaggio arrivato nel dopo elezioni era chiaro. Siamo tutti stanchi e sfiduciati.
Ilaria Mascetti
Siamo a due mesi dalle elezioni e senza un governo. Un record penoso, che rende (purtroppo) bene l'insipienza della classe politica. Soprattutto di quanti ne costituiscono una presenza significativa in Parlamento. E in particolare di chi alle elezioni è arrivato primo. La responsabilità massima di questo sconcio appartiene al segretario del Pd Bersani, che ha incarnato come meglio non avrebbe potuto il peggior difetto degl'italiani: l'attendismo. La speranza che le cose, prima o poi, si risolvono da sole. E che, secondo costume atavico, arriva lo stellone a metterci del suo, se manca il resto. Bersani, ottimo amministratore e buon ministro, ha fallito come leader di partito. Di più: ha diviso, sino a devastarlo, il suo partito. Il siluramento di Marini alla presidenza della Repubblica lo avrebbe dovuto indurre a dimissioni immediate. Sarebbe (almeno) stato un riscatto etico. Macché. La dignità della sconfitta non figura tra i valori di chi ignora la praticabilità della vittoria.
Max Lodi
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