Cara provincia
Mercoledì 04 Marzo 2009
5 in condotta, a cominciare dalle famiglie
Se il primo deficit si manifesta lì, il resto non può che essere (tra l’altro) un pessimo voto di condotta a scuola
I risultati del primo quadrimestre nelle scuole superiori indicano un dato sul quale sarebbe il caso di riflettere: la grande diffusione dei cinque in condotta, cosa che dimostra quanto fosse necessario avere una fotografia del modo di comportarsi dei nostri studenti. Se non ricordo male, quando il ministro Gelmini sostenne la necessità di tornare a introdurre un criterio di valutazione comportamentale che pesasse insieme con gli altri criteri relativi a tutte le materie, venne investita da un’ondata di polemiche: sembrava che avesse compiuto un attentato alla democrazia italiana. I risultati delle prime pagelle successive a questa decisione, le hanno dato ragione. Il problema adesso è che valutazione fare di questo esito: ci dobbiamo preoccupare o si tratta invece della semplice conferma di una condizione educativa esistente da tempo e per contrastare la quale non c’è soluzione?
Piero Dell’Acqua
Non ci voleva il verdetto delle pagelle di metà anno scolastico per avere conferma della cattiva educazione di molti giovani. E non c’è bisogno di puntare le lenti dell’osservazione sui giovani per sperimentare la crescita della maleducazione. E’ sufficiente guardare a chi ha più anni di loro, cioè molti padri e madri. A dettare le norme comportamentali d’uno studente sono, prima che gl’insegnanti e i compagni, i componenti del suo nucleo familiare. Se il primo deficit si manifesta lì, il resto non può che essere (tra l’altro) un pessimo voto di condotta a scuola. Nessuna soluzione a questo problema? Ma no, le soluzioni ci sono. E anche semplici: si indicano ai ragazzi alcune regole e gliele si fa rispettare, per il bene loro e degli altri. Complicato è però convincere ad adottarle chi le deve prendere. Perché siamo il Paese del mammismo, del libretto ideale di giustificazioni sempre pronto a venire riempito d’accomodanti note, del sospetto di persecuzione ogni volta che arriva (da qualunque parte arrivi) una rampogna. Si scambia poi (o si fa finta di scambiare) il più stolido trasgressivismo per una speciale tendenza alla genialità, e ci si ribella all’idea che non tutte le ribellioni meritino comprensione. Ecco perché cambiare (o tentare almeno di farlo) non sembra essere solo difficile: sembra inutile. Postilla: i dati degli scrutini annunciano una particolare ignoranza degli studenti nelle lingue straniere e confermano l’arrancamento in numerose materie. Qual è il parere di coloro che, non più di qualche mese fa, s’indignarono quando si disse e scrisse che nelle nostre aule spuntavano più orecchie d’asino che in tutto il resto d’Europa?
Max Lodi
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