Cara provincia
Giovedì 11 Giugno 2009
Un sindaco e la malinconìa dell’ex
I miei concittadini mi hanno mandato a casa: per chi ha dedicato 15 anni della propria vita al proprio paese è una verità amara
Egregio direttore,
il giorno dopo le elezioni amministrative in provincia di Como, il suo giornale ha titolato "La gente manda 16 Sindaci a casa". Il titolo mi ha colpito nella sua semplicità, veridicità e crudezza e mi ha subito fatto realizzare di essere uno dei 16.
Lo sapevo dalla sera prima di aver perso le elezioni, ma non avevo, dentro di me, ancora realizzato la portata della sconfitta e la cruda realtà: i miei concittadini mi avevano mandato a casa. Ecco allora, come un semplice titolo, più di qualsiasi articolo di fondo, più di qualsiasi dibattito, più di qualsiasi analisi socio-politica, abbia espresso, in modo semplice, l’unica verità dopo una sconfitta elettorale. Una verità amara, perché vuol dire che la tua gente non ha compreso il tuo lavoro, vuol dire che la tua gente non ha misurato il tuo impegno, vuol dire che alla tua gente non sei riuscito a trasmettere quello che stavi facendo per la comunità, oppure non lo ha apprezzato.
E le posso assicurare, caro direttore, che per chi ha dedicato 15 anni della propria vita al proprio paese è una verità molto amara, più di qualsiasi sconfitta. Ho avuto l’impressione che il mio mandato di Sindaco sia stato trasparente alla gente, all’improvviso dentro di me ho visto sparire quindici anni di lavoro. Se poi a tutto questo aggiungiamo gli ultimi giorni di campagna elettorale, con attacchi personali da parte dei miei avversari, l’amarezza diventa veramente tanta. Sacrificare un’amicizia per la carica di Sindaco non rientra nel mio stile, è molto meglio aver perso, avere la coscienza a posto e potere girare a testa alta fra la gente, anche se mi ha mandato a casa! E’ giusto così, in democrazia
Ermes Tettamanti
Ex Sindaco di Uggiate Trevano
Caro signor Tettamanti,
grazie per l’onestà intellettuale e per il coraggio. Qualche suo collega si sarebbe limitato agli insulti e ci avrebbe confermato di non essere all’altezza del compito istituzionale. Io credo che quei 15 anni non siano trascorsi invano. E sono sicuro che lei, passeggiando per il suo paese, possa riconoscere a vista ciò che di buono ha fatto per la comunità. E’ vero, la gente è sovrana; il gioco della democrazia è questo. Ma poichè è anche profondamente onesta, fra qualche giorno comincerà a sorriderle. E lei capirà di aver dedicato 15 anni della sua vita a una buona causa.
Giorgio Gandola
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