Credo che la televisione abbia perduto una possibilità di rendersi utile agli spettatori. Venerdì scorso il Papa per la prima volta ha risposto alle domande dei fedeli, ed è stato positivo assistere a questo scambio: la richiesta di chiarimenti da una parte, la sforzo di rispondere dall'altra. Ma a guastare un'atmosfera nuova nel rapporto tra il pontefice e il mondo cattolico, è stato il contesto della trasmissione. Le domande e le risposte erano infatti spezzettate da interventi e considerazioni del conduttore e da pareri di alcuni ospiti. A me sembra che non ci fosse bisogno di queste parentesi: stavano parlando il Papa e i fedeli, e tanto bastava. Invece si è voluto trasformare in un talk show ciò che non doveva essere assolutamente tale. Un errore di comunicazione o semplicemente scarsa sensibilità?
Erminia Sozzi
Forse un difetto di comprensione della portata dell'avvenimento. E dell'emozione che da solo bastava a suscitare. O magari la voglia di metterci sopra il cappello dell'appartenenza televisiva: non era sufficiente avere il privilegio di trasmettere la novità, necessitava d'accomodarla alle esigenze della propria scuderia mediatica. E' mancato l'acume, è mancata l'umiltà? Chissà. Non è da escludersi (è probabile) che in tivù continui a mancare una cultura dell'informazione che lasci parlare i fatti da sé, e non li pieghi al protagonismo delle opinioni. Onestamente: a volte delle opinioni non sappiamo davvero che farcene, e vi rinunzieremmo volentieri. Che poi a imporcele sia la televisione di Stato, è la singolarità d'un servizio che dovrebbe intendere il pluralismo anche come licenza d'ascoltare una voce lasciando riflettere su quanto comunica. Tanto più se si tratta della voce del Papa. Una voce di cui s'è interrotta, senza alcuna ragione plausibile, l'armonia di fede instaurata con i telespettatori che nel cattolicesimo si riconoscono. E l'attenzione laica allertata in chi nel cattolicesimo non si riconosce, ma comprende la portata storica d'un simile evento. Tra l'altro la chiarezza e l'affabilità del dialogare di Benedetto XVI suggeriscono con evidenza la ripetizione d'appuntamenti con la cristianità che soffre. Che s'interroga. Che non esita a esibire il tormento dei suoi drammi. Che chiede l'aiuto della parola consolatoria del Papa. E' probabile dunque che ci siano in futuro altre occasioni come quella dello scorso venerdì santo. E' augurabile che non ci siano più trasmissioni come quella che abbiamo visto. Ci piacerebbe un Papa che chiacchiera in diretta con i fedeli, e una televisione che fa da cornice.
Max Lodi
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