in questi giorni nei quali la corruzione e la tracotanza con cui si dice che la forma non conta, con le conseguenti prese di posizione, altrettanto urlate, occupano le prime pagine dei giornali, mi sono ritornate in mente le parole che Alexander Langer, persona da riscoprire a 15 anni dalla sua drammatica morte, scriveva nel 1991.
"È un tempo, questo, in cui non passa giorno senza che si getti qualche pietra sull'impegno pubblico, specie politico. Troppa è la corruzione, la falsità, il trionfo dell'apparenza e della volgarità. Troppo accreditati i finti rinnovamenti, moralismi abusivi, demagogia e semplicismo. Troppo evidente la carica di eversione e deviazione che caratterizza mansioni che dovevano essere di estrema responsabilità. Davvero non si sa dove ritrovare le risorse spirituali per cimentarsi su un terreno sempre più impervio. Non sarà magari più saggio abbandonare un campo talmente intossicato da non poter sperare in alcuna bonifica, e coltivare - semmai - altrove nuovi appezzamenti per modesti che siano?".
E continuava dichiarando la sua fatica nell'accettare di proseguire nella missione "di chi ha capito cose importanti e necessarie anche agli altri e sa che sarà assai impopolare diffondere un messaggio che non promette vantaggi e prebende, ma chiede cambiamenti profondi e va contro corrente".
Allora avendo un'idea alta della politica, forse perché la vivo da tempo solo come amministratore locale, mi chiedo se verrà il tempo in cui la nostra classe dirigente, non solo quella politica, si accorgerà della grave responsabilità che ha nei confronti delle nuove generazioni e assumerà comportamenti corretti, sobri, prenderà provvedimenti nell'interesse di tutti e non solo quelli che generano consenso.
Sono convinto infatti che la vera urgenza educativa sta nel fatto che c'è un mondo adulto che fa troppo poco per acquisire credibilità agli occhi dei più giovani e rischia, con lo spettacolo che ci mostra, di allontanare sempre più, giovani e non, dalla partecipazione alla vita civile e politica, facendo sì che ci si chiuda solo nel più disinvolto consumismo.
Avremmo invece bisogno di una classe dirigente capace di vivere queste parole di Pavel Florenskij: "Imparate a fare tutto quel che fate con passione, ad avere il gusto del bello, dell'ordine; non disperdetevi, non fate niente senza gusto, a qualche maniera. Ricordatevi che nel "pressapochismo" si può perdere tutta la vita". Cordialità,
Giovanni Barbesino
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