Si apre un dilemma fra elezioni sì o elezioni no, che è legittimo, ma che non può prescindere dal fatto che una reale maggioranza di centrodestra non esiste più e che imporla porterebbe a un rapporto conflittuale che genererebbe solo perdite di tempo che il Paese non può permettersi.
Se guardiamo a sinistra il quadro non è più confortante in quanto la strategia che vuole unire tutti quelli che sono “contro”, senza un progetto politico che li includa, è fallimentare solo dalla sua concezione.
L'unica cosa che resta da fare è un governo di transizione che permetta di preparare tutti i presupposti per un contraddittorio democratico dove le forze politiche si confrontino su contenuti programmatici rivolti esclusivamente alla soluzione dei problemi concreti dei cittadini e a un progetto che renda innovativo il nostro Paese nella concezione di uno Stato più vicino ai nuovi corsi storici.
Il centrodestra dovrebbe mettere “in pensione” il suo attuale leader per aprire una nuova fase politica dove far emergere una classe dirigente che non si coaguli intorno a una persona ma intorno a un progetto politico e ai dirigenti politici che lo sostengono.
Il centrosinistra deve mettere “in pensione” la sua attuale nomenclatura selezionando una nuova classe dirigente, di cui ci sono tutti i presupposti, per liberarsi da stereotipi vetusti e arcaici su cui ha vissuto di rendita sino a ieri e che l'ha fatto allontanare dalla percezione del Paese reale.
Il rischio che si corre oggi è che il vuoto politico generi la necessità di vedere la soluzione dei problemi nell'“uomo forte” della “provvidenza” a cui qualsiasi vero democratico non può che considerarsi avverso e noi dell'Italia dei Valori, essendo radicalmente democratici e fedeli alla Costituzione Repubblicana, ci batteremo affinché ciò non possa avvenire.
Alessandro Milani
Idv
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