Cara provincia
Sabato 18 Aprile 2009
Due o tre cose che non capisco sul referendum
I dubbi di un lettore: ci ridiano piuttosto la possibilità di esprimere le preferenze sui candidati che ci vengono proposti
Confesso che più leggo commenti al referendum e meno capisco:
Ho capito che:
- la Lega è contraria perchè rischierebbe di non avere più peso determinante nella coalizione attualmente vincente (ma che non è detto sia vincente domani). Rischierebbe quindi al più di ritornare alla sua funzione di partito locale con forte influenza sulle decisioni dei comuni, delle provincie e delle regioni che, una volta portato a casa un federalismo serio potrebbe comunque non essere uno svantaggio.
- la legge che ne scaturirebbe avrebbe lo scopo di rafforzare il bipartitismo, ma mi era parso che ultimamente gli elettori avessero già contribuito pesantemente in tal senso.
Non ho capito:
- che senso ha una legge che prevede che nel caso di un partito che arrivi al 34% con altri due che raggiungono il 33% ciascuno può ottenere comunque il 51% dei seggi? Non sarebbe un governo che ha contrario nei fatti i due terzi del Paese?
- l’on. Di Pietro fa forse il finto tonto, avendo gli stessi problemi di cui sopra, seguendo il motto "vai avanti tu che mi vien da ridere" e lasciando alla Lega l’onere impopolare di insistere per una data diversa da quella delle altre elezioni in programma e quindi di mettere in conto questi 460 milioni di spesa?
- i signori che hanno indetto il referendum avevano comunque messo sul conto della spesa pubblica questo denaro nel momento stesso in cui hanno fatto la proposta. Come mai solo adesso sono così inclini al risparmio?
C’è una strana abitudine in questo Paese a voler fare approvare ai cittadini delle proposte sulla spinta della emotività per poi sbandierarle come conquiste di grande democrazia e poi tutti si ricordano di avere votato per abolire il Ministero della Agricoltura (perchè mai?) che infatti adesso ha un altro nome, di avere votato per la responsabilizzazione dei magistrati in caso di malagiustizia (che continuano a non pagare alcunchè), di avere abolito la possibilità di avere centrali nucleari (e lì abbiamo buttato al vento una quantità di denaro du cui nessuno osa immaginare l’ammontare) ed altre varie amenità.
Ci ridiano la possibilità di esprimere le preferenze sui candidati che ci vengono proposti che penso sia un esercizio di democrazia più convincente.
Dire di essere perplessi è dire poco.
Alberto Molteni
© RIPRODUZIONE RISERVATA