Cara provincia
Venerdì 17 Aprile 2009
Election-day: risparmio di soldi o di democrazia?
Siamo sicuri che il semplificare all’estremo, escludendo le forze minori, sarebbe in linea con la nostra tradizione politica ?
questa rubrica ha già ospitato una discussione sull’incomprensibile rifiuto dell’election day, che accorpando in una sola data le elezioni europee, amministrative e il referendum, farebbe risparmiare denaro (e tanto) allo Stato e tempo ai cittadini. Siccome è noto che l’unico motivo del no opposto dal governo è che ciò rischia di far fallire il boicottaggio al referendum, con conseguente rischio per la legge elettorale tanto cara alla Lega (la famosa "porcata" di Calderoli), Franceschini ha definito questo costo una "Bossi tax".
È chiaro infatti che è dalle nostre tasche che arrivano i soldi gettati via dallo Stato. Un costo evitabile se il partito di Bossi fosse in grado di rinunciare al suo principale strumento di negoziato con Berlusconi. Non è una situazione facile per la Lega, già in difficoltà a dimostrare ai suoi elettori che l’alleanza di governo stretta a Roma comporta prezzi salati sull’altare della coerenza programmatica e ideologica. Vedremo come finirà questa vicenda: Berlusconi accoglierà le richieste dei referendari, per dimostrare che il governo, almeno in occasione del terremoto, non getta al vento denari pubblici?; lascerà tutto come già deciso, scaricando il non possumus sull’alleato leghista?; troverà la solita soluzione all’italiana, accorpando il 21 giugno referendum e secondo turno delle amministrative (quando si vota solo in alcuni comuni)? Una misura di facciata (una presa in giro), che farà risparmiare ben poco e renderebbe difficile la riuscita del referendum.
Roberto Caielli
(U. Mon.) Gentile signor Caielli,
mi sembra un dato di fatto che varare l’election day - accorpando i vari appuntamenti elettorali, risparmiando e rendendo più agevole il voto dei cittadini - e poi lasciare il referendum in altra data è un controsenso. Anche perché il risparmio non sarebbe trascurabile - 173 milioni per Maroni, 400 per gli altri - terremoto o non terremoto.
Altro dato di fatto è che questa scelta è stata fatta su pressione della Lega, preoccupata di una possibile bocciatura dell’attuale legge elettorale e sua sostituzione con un’altra assolutamente bipartitica. Tuttavia, d’accordo o non che si sia con la Lega, non bisogna dimenticare che la questione di andare a votare con soli due schieramenti non è trascurabile sul piano di una democrazia compiuta e quella italiana in particolare.
Siamo sicuri che il semplificare all’estremo, escludendo forze come appunto il Carroccio, o i centristi, o l’estrema sinistra, sarebbe in linea con la nostra tradizione politica? O non farebbe altro che allontanare altri cittadini dalle urne e non priverebbe il dibattito da contributi d’idee e proposte di rilievo?
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