Mentre scrivo, sono esattamente cinque anni da quello presunto della morte, per assassinio in Iraq, di Enzo Baldoni.
Scrivo perché non voglio che questo anniversario sia dimenticato, diciamo che mi sento in obbligo, per parte mia, di conservare questo tra i tanti pezzi della memoria collettiva che non devono essere dimenticati: come nel libro e nel film di Farenheit 451, dove ciascuno dei ribelli impara a memoria un singolo libro per poterlo tramandare.
Purtroppo non ho memoria sufficiente, né la necessaria sintesi, per ricordare le molte vite vissute da Enzo, i suoi reportages, i suoi lavori, la sua incredibile carica umana che me lo fecero considerare un amico negli anni in cui, pur senza mai incontrarlo di persona, fui uno dei suoi tanti corrispondenti, in uno dei luoghi che aveva creato grazie a internet per vivere, lavorare, imparare e altro ancora.
Lo ricordo perché devo ricordarlo, in un paese in cui questo anniversario non sarà ricordato dal Presidente del Consiglio né dal ministro degli esteri (gli stessi che, in carica già allora, non fecero nulla o quasi per salvarlo), non lo ricorderà il Presidente della Repubblica che, come il suo predecessore, non ha mai risposto ad una petizione che, il 22 aprile 2006, chiedeva venisse consegnata alla memoria di Baldoni una simbolica medaglia, non d'oro che a lui sarebbe parso troppo, ma di cristallo per ricordarne il sacrificio in nome del diritto all'informazione e alla ricerca della verità; una petizione cui aggiunsi la mia firma, dietro altre 228 di persone che si consideravano vicine ad Enzo e volevano per lui un riconoscimento.
In realtà non vorrei tanto veder pagare i colpevoli e ristabilita la verità, vorrei soprattutto poter ricevere ancora un'email di Enzo, l'invito a un ritrovo della Zonker's Zone, leggere il suo reportage dall'Iraq e quelli che avrebbe scritto dopo.
Questa notte ho inoltrato di nuovo, stavolta solo con la mia firma, la lettera che chiede la medaglia al Presidente Napolitano, non so se sia stato esercizio inutile.
So che, come scriveva Bertolt Brecht, è fortunato il Paese che non ha bisogno di eroi; questo Paese deve sentirsi onorato non di avere avuto questo eroe, non della morte, ma della nascita in Italia di Enzo Baldoni perché è solo l'esistenza di uomini come lui che dà ancora speranze a questo Paese. Cordiali saluti
Mauro Sabbadini
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