Il governatore della Lombardia Formigoni ha lanciato l'allarme dopo il varo della manovra governativa: dice, se ho capito bene, che sarà la tomba del federalismo. Dalla Lega gli hanno replicato che non è vero. Come cittadino sono in imbarazzo: vorrei capire come stanno effettivamente le cose e soprattutto sapere se dovrò sopportare altri sacrifici oltre a quelli già fino ad oggi sopportati. E poi se questi sacrifici serviranno almeno a me stesso e ai miei concittadini o se invece serviranno a chi magari non li ha mai fatti.
Paolo di Benedetto
Formigoni non ha lanciato l'allarme per il gusto di lanciarlo. Ha fatto esercizio di realismo, come l'han fatto milioni d'italiani come lei, caro amico. Italiani che hanno sempre pagato quello che dovevano e si sono visti restituire meno di quanto gli era dovuto. Che con il versamento delle loro tasse hanno ovviato al mancato versamento altrui, che si sono presi sulle spalle il peso dell'economia nazionale senza che nessuno glielo alleviasse in qualche modo. Che continuano a essere modello di cittadini ligi al dovere, borbottano ma curvano la schiena, sbuffano ma non vìolano le leggi, protestano ma non ripudiano la coscienza civica. Eccetera.
È gente che non ha alcuna responsabilità del dissesto dei conti pubblici. Ed è gente che viene chiamata ad assumersela esattamente come una diversa gente, quella che una tale responsabilità la porta con colpevole evidenza. La manovra punisce allo stesso modo chi ha amministrato bene e chi ha amministrato male, cioè esprime l'esatto contrario di ciò che dovrebbe esprimere il federalismo. Di più: la manovra offre margini di rientro alle regioni dove allignano evasione fiscale, sprechi, inefficienze. Non ne offre alcuno alle regioni dove evasione fiscale, sprechi e inefficienze sono stati ridotti al minimo, se non quasi del tutto eliminati.
Il risultato paradossale è che aver praticato gestioni virtuose si rivela una fregatura. E lo si rivela ancor di più perché queste gestioni virtuose, oltre ad essere finalizzate al bene dei propri abitanti, hanno arrecato vantaggi a regioni d'impronta amministrativa opposta. Soccorrendole con servizi e denari quand'esse si appellavano alla solidarietà nazionale. Oggi non si prefigura una solidarietà di ritorno. Oggi si prefigura un ulteriore aggravio di sacrifici per quanti ne han già sopportato d'eccessivi in favore di altri che non ne hanno sopportati affatto. Che tutto questo non sia (e che purtroppo non sarà) l'applicazione del federalismo, lo capisce anche l'uomo qualunque e non solo il governatore della Lombardia.
Max Lodi
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