Indignarsi dei rimpasti di governo come se fosse la prima volta che avvengono è segno come minimo di memoria corta o di voglia di mettere in carico al centrodestra anche quello che è sempre appartenuto allo stesso modo al centrosinistra. La politica è un contratto, come si poteva dunque pensare che Berlusconi chiedesse dei puntelli al suo governo senza che gli venisse chiesto di contraccambiare concretamente? Se Machiavelli, che era un acuto intenditore di politica, diceva che il fine giustifica i mezzi e veniva ricoperto d'elogi, non si vede perché Berlusconi o chi per lui debbe essere giudicato con un metro opposto.
Paolo di Benedetto
Più di mezzo secolo di governi prima democristiani, poi democristiani allargati a liberali e repubblicani, poi estesi anche ai socialdemocratici e infine ai socialisti, sono stati un succedersi di balnearità e di rimpasti. Balnearità perché balneari venivano definiti i governicchi di transizione da un presunto buon governo in crisi a un altro presunto buon governo che in crisi non sarebbe entrato. Rimpasti perché succedeva spesso che, per mantenere in vita i governi, si dovesse ricompensare la fedeltà di chi non li aveva fatti morire. Esisteva peraltro una liturgia che ammantava di necessità progettuali i nuovi incarichi distribuiti, e non è quasi mai esistito un premio assegnato in termini di poltrona ai transfughi (traditori, voltagabbana) provenienti dalle file dello schieramento avversario. Stavolta a irritare è la spudoratezza del prezzo pagato per il salto dealla quaglia: si gratifica gente che ha cambiato casacca (e anche più volte), e non che s'è sacrificata per tenere indosso la propria; e non se ne giustifica in alcun modo l'arruolamento, se non dicendo che un governo per andare avanti ha bisogno dei numeri. E tutto vale pur d'ottenere questi numeri. Naturalmente una tale sottolineatura implica l'accusa di moralismo, oggi la più comune e peggiore che viene rivolta a chi osa avanzare qualche critica. Ma a suggerire le perplessità non è tanto il moralismo, quando la sconvenienza della classe politica a usare questi metodi (li usa Berlusconi e li usava Prodi): già screditata presso l'opinione pubblica, lo risulterà ancora di più dando prova della massima attenzione a soddisfare i suoi bisogni e della minima disponibilità a intercettare i disagi dei cittadini. La classe politica continua a vivere in un mondo diverso da quello della realtà, senza porsi il problema che presto o tardi con la realtà bisogna regolare i conti. E non c'è sostegno parlamentare che li possa far quadrare, se si rivelano sbagliati.
Max Lodi
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