Il dibattito politico italiano ricalca, per incapacità e giochi di potere, sempre gli stessi temi; se avessimo una macchina del tempo,a ndando a ritroso e, purtroppo ,correndo nel futuro scorgeremmo le stesse facce e gli stessi temi, frullati nel tritacarne mediatico. Poverini, loro sembrano esser rapiti da un incantesimo,viene alla mente un vecchio film americano «Ricomincio da capo», film spassoso e divertente, ma che invita a riflettere sul malessere della società, e sui comportamenti umani; le giornate del protagonista sono scandite, dalla sveglia in poi, sempre uguali a se stesse, diventando una trappola micidiale, apparentemente senza via d’uscita. Certo,magari anche nella nostra vita, siamo prigionieri della routine, oppressi dai problemi, dal trillo della sveglia in poi pensiamo alla nostra giornata, cercando di darle un senso, difficile ad esempio per chi ha perso il lavoro, o lo vede in pericolo. Eppure,ogni giorno ricominciamo,ancorati nei nostri principi, aggrappati ai nostri affetti, con fiducia, l’incantesimo finirà, prima o poi. Ricominciamo? Già dai palazzi del potere,locali e nazionali, arrivano nuove chicche: per esempio il ddl sui processi brevi. Aiuto, lasciatemi gridare, lasciatemi sfogare!
Luca Cattaneo
Probabilmente -anzi: di sicuro- vado fuori tema, però la sua lettera, caro amico, mi richiama in automatico al pensiero che abbiamo perduto soprattutto una capacità: quella di guardare, e tendere, agli orizzonti ampi. Forse dipende dal fatto che notiamo un febbrile dedicarsi alle piccole cose, e questo ci toglie la voglia d’occuparci delle grandi. Eppure è d’una tale inversione di marcia che ci sarebbe bisogno, proprio per poter ricominciare ogni giorno con la fiducia nella vita anziché la sfiducia negli uomini. Se si perde il gusto dolce delle attese importanti, non resta che quello amaro delle delusioni. E quando ci si abitua alla convivenza con la banalità, all’esilio intellettuale e morale, allo scetticismo che spegne le luci sul futuro, non è immaginabile alcun riscatto d’alcun tipo. D’altra parte non è neppur vero che tocca (sempre) agli altri segnare una traccia e a noi seguirla. Talvolta aiuta il contrario, se si vince il pudore di darvi corso. Per esempio -a proposito di possibile rimedio alle meschinità quotidiane, al basso profilo degli obiettivi indicati dagli alti consessi pubblici, all’irrilevanza di talune mete definite irrinunciabili, eccetera- dichiarando una forte nostalgia dell’infinito. Serve quantomeno a non finire ogni giornata con una sconfitta.
Max Lodi
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