Il recente decreto del governo per " salvare l'Italia dal fallimento ", prevede tra l'altro l'unione di tutti i Comuni fino a mille abitanti. Se questo provvedimento ha il fine di risparmiare sui "costi della politica", manca completamente il bersaglio; gli amministratori dei piccoli Comuni - salvo riprovevoli sparuti casi di professionisti della politica - adempiono al loro compito con spirito di servizio nelle ore libere dal lavoro e sottraendo tempo alla propria famiglia per compensi ridicoli.
Se invece si vuole razionalizzare e migliorare i servizi ai cittadini, cosi come concepito è completamente sbagliato.
Le unioni municipali dovranno raggiungere almeno i 5mila abitanti e data la scarsità di popolazione dei paesi del nostro lago per raggiungere il numero necessario si rischia una unione "artificiale" tra Comuni con esigenze, interessi e realtà completamente differenti, senza contare la vastità del territorio. Il fatto che i singoli comuni eleggeranno solo il sindaco, senza un consiglio comunale e quindi senza una opposizione farà correre il rischio di creare «piccoli boss di paese».
Sono convinto che per risparmiare e razionalizzare le risorse la strada maestra è quella di fondere i comuni con meno di 3mila abitanti (non mille) :un unico sindaco, un'unica giunta, un unico Consiglio e tante cadreghe in meno. In alternativa potenziare le unioni di comuni già esistenti magari imponendo agli amministratori di espletare il loro mandato gratuitamente e obbligando a gestire in unione tutti ma proprio tutti i servizi.
Flavio Martinelli
Il comune, come istituzione ma anche come "piezz'e core", ha sempre ottenuto dai residenti un affetto particolare e a volte ben riposto. Si vota più volentieri per le amministrative, perché si conoscono personalmente i candidati, incontrati nel quotidiano per strada o al bar e oggetto di scambievoli pareri sulla gestione della cosa pubblica.
La falce berlusconiana taglia proprio questi virgulti spontanei e ancora in buona parte genuini, unendo in questo modo "il grano col loglio" con il rischio, che anche lei paventa, di un "cettolaqualunquismo" di ritorno. Ottenere invece "cadreghe" in meno e pretendere il mandato gratuito dai nostri politici, come lei auspica, sarebbe come andare su Marte a piedi senza nemmeno essere Giulio Verne.
Mario Chiodetti
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