Cambiano i governi, prima Prodi e adesso il Berlusca, ma in casa mamma Rai lottizzata dai partiti rimane tutto uguale. Mi riferisco al festival di Sanremo con i soldi buttati via per pagare insignificanti comparsate di attori, attrici e calciatori (Cassano in primis, cachet 150mila euro). Che vergogna: e poi ci si scandalizza se molti italiani non pagano il canone.
Davide Morgutti
La televisione pubblica è tenuta a offrire il meglio ai teleutenti che pagano il canone. Il meglio in ogni settore, compreso lo spettacolo. Però la televisione pubblica dovrebbe anche adeguarsi (meglio) alle condizioni in cui versa il Paese, specialmente quand'esse volgono al peggio. Se per esempio (è l'esempio d'attualità) la situazione economica è di sofferenza per molti privati, bisognerebbe che sul fronte pubblico si facesse di tutto, ma proprio di tutto, per risparmiare, non sprecare, dare esempi. Anche simbolici. Nello specifico: proporre un Festival di Sanremo all'insegna della sobrietà, di profilo finanziario basso, e non è poi detto che il risultato artistico sarebbe più modesto di quello solitamente offerto. Purtroppo però non è mai andata così. Anzi, se i tempi sono grami, pare quasi che viga la regola d'industriarsi per distrarre dagli affanni - costi quel che costi - quanti ne sono oppressi dalla mattina alla sera. C'è da aggiungere che la televisione pubblica, nonostante sia sorretta dai denari di tutti (quasi tutti: c'è chi non li tira fuori) gl'italiani, si comporta ormai da lungo tempo come le televisioni private. E di esse finisce spesso per assumere lo stesso profilo culturale. Tanto che in Italia non vi è una televisione di Stato con una sua precisa anima identitaria, ma vi è un'unica televisione commerciale con numerose reti, alcune delle quali in gestione allo Stato. La contestazione del canone dovrebbe basarsi proprio sul rilievo dell'esistenza di quest'ormai indistinta offerta televisiva, non sul fatto che una star o l'altra viene strapagata. E la Rai andrebbe richiamata a svolgere per intero il compito assegnatole dalla nascita e cui saprebbe benissimo attendere, come dimostrano alcuni buoni (e a volte ottimi) programmi giornalistici, culturali, scientifici eccetera. I mezzi e le professionalità per moltiplicarli vi sono, manca però la volontà gestionale (e dunque politica) per effettuare l'operazione. Sono le cose che ad ogni tornata elettorale dice chi punta a trasformarsi da gruppo d'opposizione in forza di governo, ma che, quando vi riesce, vien preso da un'inspiegabile debolezza decisionale.
Max Lodi
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