Cara provincia
Sabato 07 Marzo 2009
Il caffè in Italia ha lo sconto se è di partito
La ridicola storia del "prezzo politico"alla bouvette del Senato
Rimango strabiliata da una notizia che leggo sulla Provincia: nel tempo della peggiore crisi economica del secolo che sta privando molti del posto di lavoro e mettendo in gravi difficoltà quelli che riescono a mantenerlo, c’è chi può permettersi di non fare sacrifici. E può addirittura, al contrario del resto della popolazione, vedere diminuire una quota del suo personale costo della vita.
Mi riferisco a quanto spendono i nostri senatori alla buvette di Palazzo Madama: apprendo - e non lo sapevo - che per esempio il costo di un caffè era di 0,50 euro (contro gli 0,80 o 0,90 che si pagano in qualunque bar) e adesso passerà a 0,42. Il cappuccino scenderà da 0,70 che costava (meno del caffè per i comuni mortali) a 0, 50. Un panino al prosciutto crudo da 1,40 a 1,17. Una birra da 1,25 a 1,06. Queste diminuzioni vengono spiegate con il fatto che è cambiata la gestione, la quale ha ottenuto l’appalto del servizio grazie alla migliore offerta fatta rispetto ai concorrenti.
Mi domando perché questo non succeda mai per i cittadini che non hanno la fortuna di lavorare al Senato, e perché si privilegi da sempre chi ci rappresenta nelle istituzioni e dovrebbe dare prova del contrario.
Imma Testa
Questa dei prezzi della bouvette del Senato è una delle notizie più buffe degli ultimi anni, eppure i nostri eletti sono riusciti a collezionare l’ennesima gaffe, una figuraccia che la dice lunga sull’abisso che ormai li separa dalla gente comune. Va subito detto che il colpo di mano della tazzina a prezzo politico non è riuscito, ma solo il fatto che ci abbiano provato ha mandato in bestia la gente dalle Alpi alle Madonie. Per fortuna c’è un limite, una soglia di decenza che il presidente Schifani deve aver - bontà sua - percepito, se è vero che dietro sue pressioni sono tornati i vecchi prezzi, un pochino (mica tanto) più alti della vergogna.
In realtà la notizia di quel caffé con lo sconto di partito ha suscitato un’ondata di indignazione forse degna di miglior causa. Ma tant’è, l’italiano è fatto così: tace e inghiotte rospi tutti i santi giorni, tollera ogni sorta di sopruso e di malversazione, sopporta con pazienza sindaci arroganti e peones della politica dal rimborso facile, ma se gli bevono il caffé a sbafo mentre tutto lo Stivale tira la cinghia, allora si scatena. E forse è giusto così. Ora però bisogna tenere la guardia alzata: presto - dicono - si farà una gara per unificare tutti i punti di ristoro del Senato sotto un’unica gestione. Scommettiamo che ci riprovano ?
Pier Angelo Marengo
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