Come maestro benemerito, dello sport più formativo e educativo, rimango rammaricato e sconcertato, quando certa stampa per dare risalto a faccende di cronaca nera, già di per sé raccapriccianti, mette in risalto lo sport del pugilato.
«A Milano Pugile uccide la prima donna che gli capita sotto mano per delusione d'amore». Per prima cosa se fosse stato un calciatore dilettante neo tesserato, come il disgraziato Fedchenko Oleg pugile dilettante senza aver disputato un incontro, non avrebbe menzionato «A Milano Calciatore o Tennista etc», cosa questa che lascia dell'amaro in bocca.
Mi dà fortemente fastidio questa denigrazione voluta e magari accettata da molta gente, che non conosce i principi morali di questo sport, che crea uomini e ripeto veri uomini che va di là del loro valore sportivo. Di questo sport che rafforza il fisico e la mente ed educa la gente a sopportarsi, e a salutarsi dopo una lotta non impari, ma corretta nei suoi regolamenti precisi e determinanti, senza denigrazione dell'avversario.
Tutte le cose che riesce a fare questo sport sono buttate nella spazzatura da una cronaca nera che lascia il tempo che trova, in questo momento della storia dove la pazzia criminale è arrivata alle stelle. Smettiamola con queste ipocrisie, è veramente arrivata l'ora di capire cosa sta succedendo, ma lasciamo stare la nobile arte, che è una delle poche discipline che insegna come vivere e toglie dalla strada molta gioventù dispersa. Avrei tante cose da dire, sulle tante cose positive, che hanno fatto i veri pugili, e, quanti ragazzi tesserati alla nostra federazione, senza mai combattere, che hanno vinto la loro battaglia migliore: il rispetto e l'educazione. La mia "rabbia" la terminerei con un proverbio: l'eccezione conferma la regola.
Augusto Fernando Lauri
Caro Lauri,
ha ragione a lamentare un pregiudizio negativo nei confronti di uno sport di cui Lei, a Varese, è da tanti anni leale e appassionato testimone. La boxe è tra gli sport più antichi al mondo, già gli egizi la praticavano, ma fu solo intorno al XI secolo (1000-1100) che iniziarono a chiamarlo cosi, semplicemente perché è uno sport di difesa dove il combattimento corpo a corpo, è senza armi, e devono quindi contare solo la preparazione fisica, la grinta ed il cuore degli atleti. La boxe ci ha regalato figure leggendarie, mi lasci citare Primo Carnera, eroe di un'Italia povera e saggia.
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