Il nuovo sistema economico sociale che ci attende non è entusiasmante. Pochi “eletti”, con rendite di posizione parassitarie, prospereranno sul resto della società e l'elemento distintivo sarà legato alle opportunità di acquisire conoscenze a svantaggio di coloro che, per impossibilità economiche, saranno esclusi da questo vantaggio. I giornali o qualsiasi altro strumento a loro assimilabile non informano ma comunicano. Le testate giornalistiche sono presiedute da consigli di amministrazione dove siedono personaggi con elevate disponibilità economiche che ovviamente curano i loro interessi personali ma non l'interesse generale. I telegiornali sono scaduti in una banalità tale che demotiva l'interesse in quanto l'informazione, come definizione pura del termine, è assolutamente inesistente. Quanti reportage, inchieste o documentari interessanti vengono proposti oltre ai tre o quattro di comune conoscenza? I giovani sono sempre più diseducati alla lettura, alla analisi e all'inventiva. Se l'apprendimento diventa un diritto di proprietà non riesce ad essere universale e questo impedisce la crescita sociale portandoci ad un nuovo medioevo. La soluzione sta nel ritornare ad una visione critica delle informazioni che ci vengono propinate e nell'incentivazione della curiosità cominciando dai nostri bambini. Il rischio è un ritorno alla stato di servi della gleba in un nuovo medioevo che avanza indisturbato.
Alessandro Milani
E' un po' medievale anche rinchiudere tutti nella prigione del castello mediatico e buttar via le chiavi. Rinchiuderli perché rei di non comportarsi secondo le regole del giornalismo. Lei crede davvero, caro amico, che non ci sia nel nostro Paese un'informazione degna d'essere così chiamata? A me pare di no. A me pare che d'informazione ce ne sia molta, in alcuni casi fin troppa, nel senso che si danno così tante notizie da far dubitare del diritto di cittadinanza di ciascuna sulle pagine o sugli schermi. Si propongono mille e una interpretazione di queste notizie, una varietà infinita di commenti. Si organizzano campagne di stampa grazie alle quali spuntano da sotto il tappeto questioni altrimenti destinate a rimanervi nascoste per sempre. Poi, certo, non mancano gli eccessi e le manipolazioni (soprattutto gli eccessi della politica nei tentativi di manipolazione), ma non c'è democrazia che se ne possa sottrarre. E non c'è tuttavia democrazia che non offra gli strumenti per denunziare gli uni e le altre. Rendiamo omaggio agli editori che lasciano fare ai giornalisti il loro mestiere: non mancano neppure loro.
Max Lodi
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