Tra le tante istituzioni che questo Paese va perdendo, mi permetto di inserire la squadra di calcio della Juventus. Si tratta infatti di quella più titolata, almeno prendendo in considerazione il numero degli scudetti vinti, e che da ormai qualche anno sta precipitando lungo una china senza fine. L'anno scorso, quando assunse il varesino Marotta come direttore generale, gli elogi si sprecarono, nella certezza che Marotta avrebbe saputo fare benissimo a Torino dopo essere stato brillante direttore generale di altri club. Con la Sampdoria era appena arrivato quarto e aveva conquistato l'accesso alla Champions. E invece anche Marotta ha fallito, questa è la verità che bisogna dire. Del Neri se ne andrà perché dopo la figuraccia di questa stagione: non può fare altro, ma non è l'unico responsabile della disfatta. A quando un'autocritica dello stesso Del Neri, ma anche di Marotta e naturalmente del presidente Andrea Agnelli?
Giovanni Vanetti
Del Neri continua a dire di non rimproverarsi nulla. Non ha senso della realtà. Neppure della dignità professionale, purtroppo (dico purtroppo perché è una persona perbene, e un allenatore competente, pur se non da grande squadra). Del Neri di fronte a un tale disastro avrebbe dovuto dire: ho fallito e mi dimetto. Lo dimetteranno egualmente, però ha ragione lei, caro amico: dovrebbe dimettersi anche Marotta. E dovrebbe dimettersi Agnelli. Hanno sbagliato tutti, riducendo la Juve come nessuno l'aveva mai ridotta in più d'un secolo di storia. Ma lei ha torto quando subordina il sentimento al realismo: se tolgono il disturbo il direttore generale e il presidente, bisognerebbe nuovamente ripartire da zero. E non si può ogni anno ripartire da zero. La dirigenza della Juve è obbligata a riconfermare se stessa. Ma anche a correggersi, ad ammettere gli errori (quanti acquisti ridicoli, quante vendite affrettate), a chiudere definitivamente un'epoca facendo piazza pulita di quel che rimane, a investire oculatamente. Non è solo questione di soldi, è un problema di competenza. Come mai altre società comprano a basso costo giovani che lasciano maturare all'estero e poi portano in Italia, quando sono pronti per le migliori dibalte della serie A? Se ci riescono Milan e Inter (ma anche, per dire, Palermo, Udinese, Napoli eccetera), perché non ci riesce la Juve? E, quanto ai “top player”, bisogna intendersi su chi essi veramente siano: di sicuro non sono quelli comprati la scorsa estate (per esempio Martinez) o in inverno (Krasic). Ci vuole ben altro per essere davvero da Juve. Max Lodi
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