Si gioca a fare i ricchi, i nobili, i dottori, i politici, i colti, gli intellettuali, gli imprenditori, i liberali… Purtroppo, continuando a giocare, rivestendo, sovente, ruoli improbabili, si finisce con il credere di essere realmente colui che si sta impersonando. Ora, nel ciclo dei corsi e dei ricorsi della Storia, noi tutti ci siamo trovati nell'emisfero discendente del cerchio, in altre parole in quella gravità dove, alle frasi fatte rassicuranti, si debbono sostituire fondate capacità di giudizio e di risoluzione che si hanno soltanto, quando non ci si sia "improvvisati" in un ruolo.
La difficile peregrinazione tra governo, parti sociali e Comunità europea si è, pertanto, a lungo trascinata riguardo alle proposte su un intervento che non può essere rimandato ma che finisce soltanto con l'arginare la ferita, senza aver trovato un rimedio che possa innescare una successiva guarigione - la ripresa. Non credo, infatti, e desidererei sbagliarmi, che numerosi dei punti della manovra studiata da Tremonti forniscano agli italiani quella sorta d'obnubilato ottimismo che sta alla base della «voglia di fare», intesa come «rischiare per creare».
Non si pensa - ma questo è un difetto di noi italiani - a quella serie di cause e d'effetti che s'innescano a seguito di una scelta. Prima andrebbero valutate le conseguenze delle risoluzioni, poi si dovrebbe soppesare fin dove sia opportuno spingersi, affinché tali scelte non sollecitino un "colpo di coda" che si abbatterebbe su tutte le classi sociali. Innalzare l'età pensionabile senza che vi sia un mercato florido, provocherà un arresto delle assunzioni, perché gli imprenditori non vorranno rischiare, né lo Stato deciderà di riprendere dissennati sperperi. Oppure: le gabelle imposte ai cittadini sulla sanità suonano come un tradimento del governo verso i principi di "libertà" dei quali l'attuale presidente del Consiglio ha sempre fatto populista baluardo, quando credeva - ahimé - che uno Stato si potesse "reggere" come un'azienda. I sacrifici dovrebbero essere fatti da tutti, nei momenti di gravità, in modo proporzionale alle dovizie di ciascuno. Ma non ho ancora sentito proporre serie misure che limitino i privilegi e riducano i compensi di tutto il vasto apparato che ruota attorno al Governo.
Come deve leggere il cittadino queste discrepanze? Può essere ancora certo che i deputati che elesse fossero, o siano, i più atti a reggere le sorti del Paese e della personale dignità umana e civile?
Bruno Belli
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