Le preferenze e l'unica forza che ha l'elettore


Tra le ragioni per cui ad un governo eletto – se dimissionario - dovrebbe seguire una “cosa” detta governo tecnico c'è l'esecrata legge elettorale in vigore. Tra i temi della polemica c'è la questione della preferenza. È proprio vero che l'indicazione della preferenza sulla lista elettorale è il trionfo della democrazia? E che, invece, la lista bloccata – senza preferenze – è manifestazione autoritaria dell'arroganza degli apparati burocratici della partitocrazia, e via esecrando? Se io desidero votare Maria o Giuseppe, potrò farlo soltanto se Giuseppe o Maria saranno stati inseriti in una lista elettorale. Se non saranno stati inseriti in una lista elettorale, il mio legittimo diritto di esprimere una preferenza sarà vanificato: non potrò votare per Giuseppe o per Maria. Chi ha il potere di inserirli in lista? Il partito, cioè gli organismi dirigenti del partito di comune riferimento, insomma l'apparato burocratico e partitocratico, se così preferite definirlo. Ne consegue che votare su lista bloccata oppure con espressione di preferenza, è una manifestazione formale che non altera la sostanza del voto che è, in primo luogo, espressione di fiducia nella parte politica a cui io faccio riferimento. D'altra parte, se è democratica la votazione con preferenza per la Camera, definiremmo autoritaria e anti-democratica l'elezione per il Senato, dove il candidato è uno e uno soltanto?
Ulderico Monti

Un conto è una nomina dall'alto senza future e possibili obiezioni, un conto è una nomina dal basso che deve tener conto, da subito e per l'intero mandato, d'obiezioni possibili dal basso. Cioè dalla forza che il candidato esprime sul territorio. Non è così facile per un partito dire di no a un cittadino che si propone di far parte delle sue liste se questo cittadino è rappresentativo di forze sociali, culturali o altro di significativo. Anzi, è convenienza del partito arruolarlo. Non solo: un eletto con il sistema delle preferenze è ben più libero d'un eletto designato dal capopartito d'esercitare il suo compito senza soffocanti vincoli. Pretende e ottiene maggiore rispetto. Non lega ogni suo atto istituzionale al diktat di chi gli ha permesso d'entrare nell'istituzione. E comunque: lei crede, caro amico, che se le liste non fossero bloccate come le blocca l'attuale legge, avremmo nei diversi consessi elettivi portaborse e portaborsette, igienisti dentali, massaggiatori, starlette di terz'ordine e altro dell'attuale stupefacente fauna politico-amministrativa? Io credo di no. E sarebbe, non dico un bel progresso, ma almeno un piccolo progresso.

Max Lodi

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